Giovedì 25 Aprile 2024

Milioni di dosi Astrazeneca vicino a Roma Esplode la bufera: troppi misteri, indaga la Ue

Blitz dei Nas in uno stabilimento del colosso farmaceutico ad Anagni. Lotti sorvegliati, Bruxelles accusa: "Poca trasparenza nelle forniture"

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di Alessandro Farruggia

ROMA

Una tempesta tra le provette. Ventinove milioni di dosi AstraZeneca (tre volte tutti i vaccini ricevuti finora dall’Italia) stoccate in una azienda di Anagni. Sospetti. Misteri. Leader politici che si parlano. Ispezioni che scattano. La storia delle 29 milioni di dosi parte da una segnalazione Interpol – forse, osservano dall’intelligence, per proteggere una fonte molto riservata – che ha attivato il commissario Ue, Thierry Breton, il capo della task force per la produzione dei vaccini, che a sua volta ha informato la presidenza della Commissione Ue sulla presenza nello stabilimento della Catalent di Anagni (che funge da infialatore) della bellezza di 29 milioni di fiale di AstraZeneca ’parcheggiate’ e che si sospettava dirette fuori dall’Unione europea, Regno Unito incluso.

Sembrava una ’scorta’ imbarazzante, visti i ritardi. E aleggiava il fantasma di guerre commerciali e d’inserimenti di soggetti interessati a creare problemi all’Unione (al solito, osservano le fonti, Mosca) che rendevano il tutto un vero giallo. E la von der Leyen ha così subito chiamato Draghi. "Sabato sera – ha rivelato il premier alla Camera – ho ricevuto una telefonata dalla presidente della Commissione europea che mi segnalava alcuni lotti che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati ad Anagni, mi si suggeriva di ordinare un’ispezione. La sera stessa ho chiesto al ministro Speranza di mandare i Nas: sono andati immediatamente e la mattina hanno identificato quei lotti in eccesso. I lotti sono stati bloccati e oggi ne sono partiti due per il Belgio, diretti alla casa madre di AstraZeneca. Dove andranno non so, intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti".

Nello stabilimento i carabinieri hanno effettivamente trovato le dosi: 29.294.700, che però, secondo la documentazione, erano "destinate per la maggior parte al mercato europeo". Anche AstraZeneca ha fornito la sua versione. "Nello stabilimento di Catalent – ha detto ieri – ci sono 29 milioni di dosi che sono in produzione. In particolare ci sono 13 milioni di dosi che attendono il via libera del controllo qualità per essere messe a disposizione di Covax (il programma di aiuto vaccinale ai Paesi in via di sviluppo sponsorizzato dall’Oms, ndr), come previsto dal nostro impegno a fornire milioni di dosi a Paesi a basso reddito. Il vaccino è stato prodotto al di fuori dell’Ue e portato nello stabilimento di Anagni per essere infialato. Ci sono poi altre 16 milioni di dosi pronte ad essere inviate al controllo di qualità che sarà effettuato in Belgio e che saranno poi redistribuite in Europa. Quasi dieci milioni di dosi saranno consegnate a Paesi Ue nell’ultima settimana di marzo e ad aprile una volta ottenuto il via libera del controllo qualità".

Tutto risolto? La Commissione prende atto delle spiegazioni, ma non è del tutto soddisfatta e denuncia una "mancanza di trasparenza da parte di AstraZeneca su quante dosi sono state prodotte, dove e da chi: riteniamo essenziale che assicuri la massima trasparenza". In ogni caso aggiungono dalla Commissione "attendiamo conferma della esatta origine delle fiale identificate ad Anagni e confidiamo che AstraZeneca faccia del suo meglio per assicurare che tutte le fiale disponibili siano spedite non appena completato il processo di controllo qualità".

In compenso sembra ridursi la tensione tra Londra e Bruxelles sui vaccini. In un comunicato congiunto le parti annunciano una sostanziale intesa nei negoziati svoltisi a Bruxelles e l’impegno "a creare una soluzione vantaggiosa per tutti" sulle forniture dei vaccini in modo "da espanderne la distribuzione a tutti i nostri cittadini".

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