Domenica 5 Maggio 2024

Migranti e tasse Il modello Svezia non esiste più

Roberto

Giardina

Era il Paese modello d’Europa, ma la Svezia oggi è malata. E incerta tra riforme e difesa del passato. Le elezioni di domenica vedono una società divisa, qualunque sia il risultato definitivo rimandato a domani. Mancano il 5 per cento delle schede, ma sembra che possa avvenire uno storico sorpasso: il raggruppamento di destra potrebbe superare con il 49,8% la coalizione di sinistra, guidata dalla premier Magdalena Andersson, che arriva al 48,8. Tre seggi di differenza. In extremis la sconfitta potrebbe ancora essere evitata. Il partito della Andersson è sempre il primo con il 30,5, ma arrivare in testa non è sufficiente.

Il grande tema della campagna elettorale è stata l’immigrazione incontrollata. Gli stranieri erano meno di 800mila nel 1990, oggi sono più di due milioni, su 10,4 milioni di abitanti. Interi quartieri di Stoccolma e di Göteborg sono in mano a clan musulmani. La polizia non si arrischia nelle loro strade. La premier ha promesso di cambiare rotta, meno tolleranza. Ma è più credibile il duro Ulf Kristersson, il leader della destra. Non è solo colpa degli emigranti. Ancora anni fa, il Guardian scriveva che "la società svedese era la migliore che il mondo avesse mai avuto". Per il Financial Times era il modello da imitare per l’Europa. Oggi, un mito dalle molte crepe.

Il partito socialdemocratico giunse al potere nel 1932, e in 90 anni è rimasto al potere per 70. Ha il fiato grosso. Le tasse sono al 50 per cento, le prestazioni sociali sono sempre meno buone. La scuola non funziona, la burocrazia era efficiente e incorruttibile, ora è una macchina in panne. I medici passano l’80 per cento del tempo con le scartoffie, per una visita urgente si attendono anche tre mesi. La sinistra alla vigilia del voto ha promesso più efficienza, ma si dovrebbero aumentare le tasse. Ulf Kristersson ha proclamato: "Meno Stato e una Svezia più grande". Ed è giunto almeno alla pari.