Giovedì 25 Aprile 2024

Migliaia di operai morti Gli emiri negano i maxi risarcimenti

ROMA

Turni di lavoro massacranti in condizioni ambientali estreme, senza riposi settimanali, con stipendi spesso ben più bassi di quelli promessi e con il sequestro del passaporto per tutta la durata del contratto. Questo era il sistema della Kafala, che il Qatar ha abrogato solo nel 2019 e che è stato largamente utilizzato per la forza lavoro per gli stadi dei Mondiali. Il Qatar ha anche vietato il lavoro nelle ore più roventi, dalle 10 del mattino alle 3.30 del pomeriggio e introdotto una assicurazione sul lavoro. La mossa è stata fatta per rispondere allo scandalo dei lavoratori – in larga parte provenienti da India, Pakistan, Nepal, Sri Lanka, Filippine – che morivano in incidenti del lavoro.

Ma il bicchiere è mezzo vuoto perché tuttora il Qatar si rifiuta di pagare risarcimenti ai lavoratori, come chiesto dalla campagna #payUpFIFA promossa nel maggio 2022 da una coalizione di sindacati e associazioni di tifosi o per i diritti umani, che chiedeva di destinare almeno 440 milioni di dollari a un fondo per risarcire i lavoratori migranti. La risposta è stata negativa, perchè il Qatar semplicemente nega che vi siano stati gli incidenti sul lavoro. "Dove sono le vittime? – ha detto ad Afp il ministro del lavoro Ali bin Samik– Conoscete i loro nomi? La campagna di risarcimento è una trovata pubblicitaria".

Secondo una denuncia del britannico The Guardian, risalente al 2021, dal 2010 ad oggi, nelle opere infrastrutturali legate ai Mondiali di calcio, sarebbero morti 6.750 lavoratori. Ma ovviamente le autorità del Qatar contestano questa cifra e si rifiutano di dare propri numeri se non l’improbabile cifra di 37 morti dal 2014 al 2020, "solo 3 dei quali in incidenti di lavoro". Niente incidenti, niente risarcimenti è l’equazione. Invece secondo l’Ilo (International labour organization) nel solo 2021 ci sarebbero stati 50 morti, 500 feriti gravi e 37.600 lavoratori hanno avuto infortuni medi o lievi.

In un rapporto pubblicato a un mese dall’avvio dei mondiali, Amnesty International, che aveva parlato di "Mondiali della vergogna", è ancora critica. "Nonostante l’evoluzione positiva delle norme di legge sul lavoro – si legge nel rapporto – le violazioni dei diritti umani persistono ancora oggi su scala significativa".

A.Farr.