Mercoledì 24 Aprile 2024

Meloni rigorista? Solo un cambio d’immagine

Sofia

Ventura

Il governo intende realizzare un nuovo intervento a fronte degli aumenti del prezzo del gas, ma senza scostamenti di bilancio. E Giorgia Meloni si allinea a Draghi, distinguendosi da Salvini e dai berlusconiani, con la loro richiesta di ricorrere al deficit. Meloni ha intuito, coglie l’opportunità del momento. Già lo aveva mostrato tra il 2020 e il 2021, rispetto alla gestione del Covid, assumendo una postura più ragionevole rispetto al Salvini post Papeete. A meno di un mese alle elezioni, con la probabile vittoria della destra, Fratelli d’Italia che svetta nei sondaggi, Meloni mostra ormai una certa sicurezza rispetto all’ipotesi della sua entrata a Palazzo Chigi.

La prudenza è quindi massima. L’operazione "affidabilità", ovvero la definizione di una immagine da leader conservatrice, magari pure liberale, ogni giorno si arricchisce di nuovi tratti. A favore del referendum contro le trivelle nel 2016 e oggi pronta a denunciare quanti vogliono fermare l’Italia coi loro "no", Meloni è disinvolta nella costruzione del nuovo profilo, mentre tutti i vecchi programmi sono spariti dal sito del partito. Nell’Italia sempre distratta il gioco può anche funzionare. Ma che vuol dire essere contro nuovo deficit oggi, quando si continua a voler impedire la privatizzazione di ITA (ex Alitalia), prospettare nazionalizzazioni (Tim), essere ostili alla concorrenza a favore delle tante corporazioni? E che cosa ci dice la candidatura con Fratelli d’Italia del Giulio Tremonti nemico della globalizzazione e nostalgico di un sovranismo economico che, se diventasse ministro, ci metterebbe in conflitto con la Ue? Nella visione economica di Meloni vi è chiusura, protezionismo, statalismo. Coerentemente con la sua visione ‘organicistica’ della società e la sua scarsa sensibilità per lo Stato di diritto (come dimostra l’amicizia con Orbàn). Ma ciò sia detto a futura memoria. Perché sappiamo quanto l’immagine riesca ormai a prevalere sulla sostanza.