Meloni lancia la scalata anti-Salvini "Ora nel centrodestra comando io"

Fd’I vuole approfittare delle difficoltà della Lega. Matteo convoca per domani il Consiglio federale

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di Giovanni Rossi

C’è chi prenota la sala parto, chi dà gas, chi rivendica coerenza, chi invita a chiudere il laboratorio. Il giorno dopo la rielezione di Sergio Mattarella il centrodestra è a pezzi. "Lo rifondo io", tuona Giorgia Meloni a nome di Fratelli d’Italia. Lo fa lanciando un’Opa sull’intera area di riferimento, a dirette spese di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi dei quali ormai non si ritiene più alleata. Il segretario della Lega, bruciati candidati e ponti, cauterizza le ferite con fiammate di energia: "Nuovi accordi di fornitura di gas con Libia, Egitto e Algeria, ampliamento del Tap, più forniture dalla Russia e 30 miliardi di aiuti a imprese e famiglie". È questa la ’bolletta’ del Carroccio per smaltire mediaticamente scorie e veleni di una settimana carica di errori. Il Capitano fa l’offeso: "Ragiono sul futuro della coalizione solo con chi è davvero interessato", ma poi annuncia di essere pronto a convocare il Consiglio federale domani.

"La Lega è una forza autonoma, il centrodestra non è un monolite. Noi vogliamo andare avanti nel sostenere il governo Draghi per grande senso di responsabilità. Io sto benissimo dove sto...", fa sapere Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, non bastasse la scelta di Berlusconi pro Mattarella che ha obbligato la Lega a convergere e ha isolato Fd’I. Basta con "i contenitori artificiali", suggerisce Osvaldo Napoli di Coraggio Italia, gamba centrista di una coalizione lacerata: "Meloni vede un centrodestra finito sul piano parlamentare. Io dico che bisogna lavorare per chiuderlo anche sul piano elettorale perché la domanda di moderazione è forte nel Paese". E "senza l’anima popolare il centrodestra non sarà mai alleanza di governo", dice Tajani ricordando la necessità di un "rapporto forte con Usa e Ue".

"Meloni e Salvini? Leader fragili e insicuri che con le loro scelte consentono a Pd e 5 Stelle di mascherare le proprie conflittualità e debolezze – osserva il senatore azzurro Andrea Cangini –. Salvini appare affezionato all’attivismo velleitario già nocivo alle ultime amministrative; Meloni sembra accontentarsi della comoda rendita di unica forza di opposizione, quando Lega e Forza Italia appoggiano Draghi. I problemi sono questi".

"Io lavoro alla rifondazione del centrodestra", tira dritto Meloni. "Nulla è perduto. Tutto si può ricostruire: bisogna crederci, non abbassare la testa e soprattutto bisogna dire di no quando si deve dire di no", è la ricetta della presidente di Fratelli d’Italia. "Avevamo l’occasione vera di eleggere per la prima volta un presidente della Repubblica che rappresentasse la maggioranza degli italiani che non hanno potuto mai esprimere un presidente della loro area politica e culturale", è il j’accuse di Giorgia, dopo l’autogol di coalizione sulla candidatura Casellati. Immagina la rivincita: un polo "che possa regalare soddisfazioni" a chi "non vuole essere guardato dall’alto in basso da una sinistra presuntuosa". E subito rilancia la crociata per il presidenzialismo: "Il prossimo presidente della Repubblica va eletto dagli italiani. Inizierò a raccogliere le firme anche online sulla proposta di legge di iniziativa parlamentare per l’elezione diretta del capo dello Stato", promette ai simpatizzanti del centrodestra "maggioranza nel Paese". "Continueremo a portare avanti i nostri valori, le nostre idee e le nostre battaglie senza compromessi o tentennamenti", il tweet che riassume la giornata.

Dirimente si annuncia il dibattito sull’ipotetica nuova legge elettorale a vocazione proporzionale. "Nel centrodestra che costruiremo – avvisa – non può esserci spazio per un centro trasformista spregiudicato pronto a muoversi ovunque si governi". Meloni difende il maggioritario; Salvini anche; Coraggio Italia tifa per il proporzionale; nel mezzo FI, che dopo il big bang su Mattarella potrebbe regalare un’altra sterzata. "Noi siamo per il maggioritario – ribadisce Tajani – ma la riforma elettorale non è una priorità". E chi vuol intendere intenda.