Giovedì 25 Aprile 2024

Massacrato in strada L’autopsia: "Così il killer ha schiacciato e ucciso Alika"

L’esame del medico legale: il peso dell’operaio ha soffocato il nigeriano. I familiari: "Basta odio razziale"

di Paola Pagnanelli

Civitanova (MACERATA)

"Black lives matter" ripetono i familiari di Alika Ogorchukwu fuori dall’ospedale di Civitanova, dove ieri è stata effettuata l’autopsia sull’ambulante 39enne ucciso venerdì alle 14 lungo il corso dal 32enne salernitano Filippo Ferlazzo. La vedova, Charity, ha pianto e urlato il suo dolore, mentre nell’obitorio iniziava il lungo esame delle lesioni subite dal nigeriano. Oltre quattro ore ci sono volute al medico legale Ilaria De Vitis, incaricata dal procuratore Claudio Rastrelli, per ripercorrere la serie di traumi riportati da Alika Ogorchukwu. La causa della morte è stata accertata: sarebbe stato fatale lo schiacciamento del corpo, da cui sarebbe probabilmente scaturito anche un soffocamento. Nei prossimi giorni sarà depositata una prima relazione alla procura e poi la consulenza definitiva tra due mesi. L’argomento è delicato e la situazione è tesa. "We want justice. Vogliamo giustizia" ha dichiarato Eddy, il cognato di Charity, che ieri ha accompagnato la donna da San Severino, dove abita, a Civitanova, insieme con l’avvocato Francesco Mantella. "Giustizia per le persone di colore. Quello che è successo per troppe volte non si deve ripetere. Avete visto il video, ci sono persone che filmano con i telefonini mentre una persona viene aggredita. Se fossero stati due bianchi, qualcuno li avrebbe fermati. Ma uno era di colore, e nessuno ha fatto niente. Black lives matter, le vite dei neri contano".

In attesa che i fratelli della vittima, in arrivo dalla Nigeria, decidano come procedere per il funerale, a cui dovrebbe partecipare anche il segretario del Pd Enrico Letta, la procura e la polizia proseguono le indagini, per ricostruire i fatti accaduti in corso Umberto I. Si stanno acquisendo documenti sulle denunce di Ferlazzo, sull’amministrazione di sostegno. È emerso che il 32enne era stato un anno e otto mesi nella comunità Sol Levante a Lecce, una struttura a doppia diagnosi per tossicodipendenti e pazienti psichiatrici; da lì era uscito un anno fa. Sempre a Lecce aveva frequentato l’istituto d’arte. L’uomo, che risulta usasse cannabinoidi, per via delle sue patologie psichiatriche aveva avuto prima un’invalidità all’80%, poi modificata in invalidità totale. Per questo percepiva una pensione di 600 euro al mese, gestita da sua madre, nominata amministratrice di sostegno dal tribunale di Salerno. "La furia omicida di Ferlazzo è tanto sproporzionata da poter essere definita assurda – scrive il giudice Claudio Bonifazi nell’ordinanza che ha disposto la misura in carcere per il 32enne, scattato per una richiesta di elemosina insistente da parte dell’ambulante –. Un’indole spiccatamente incline alla violenza, una allarmante incapacità di interagire che può portare a comportamenti gravemente antisociali".

"Ma Filippo non era solo quello che si vede in quei quattro minuti di video" lo difende la compagna Elena. I due erano insieme da sei mesi, e da maggio Ferlazzo l’aveva raggiunta a Civitanova. La donna sapeva del disturbo bipolare, "ma non si aspettava una cosa del genere – riferisce l’avocato Carlotta Cerquetti –. Ora lei condanna quello che ha fatto senza dubbio, è dispiaciutissima per la famiglia della vittima e per quella del 32enne, distrutte da questo".