Mercoledì 24 Aprile 2024

Marmolada, Elisa scampata al crollo: montagna malata. Il senso di colpa davanti al cratere

Il ricordo indelebile della mamma che domenica 3 luglio ha visto morire 11 alpinisti. "Evento imprevedibile, chi ama le vette lo sa"

Trento, 14 gennaio 2023 - Marmolada: i periti hanno stabilito che il crollo del 3 luglio era imprevedibile. Quella caldissima domenica d'estate sulla Regina delle Dolomiti si contarono 11 vittime. Tra gli scampati Elisa Dalvit, 40 anni, consulente finanziario e mamma di due bambine, testimone della tragedia. Certa che "chi ama la montagna e decide di salire su un ghiacciaio è ben consapevole di quel che sta facendo".

Elisa Dalvit, scampata con l'amica Federica al crollo della Marmolada
Elisa Dalvit, scampata con l'amica Federica al crollo della Marmolada

"La tragedia era imprevedibile"

Elisa, quella domenica la temperatura in vetta era anomala. "Sono consapevole di questo, del periodo storico che stiamo vivendo. E ricordo tutto di quel giorno. Nessuno pensava a un crollo. La preoccupazione del capocordata erano le crepe, che potesse succedere qualcosa sotto, al terreno che si andava a calpestare. Se qualcuno si fosse trovato in difficoltà, l’altro doveva essere pronto con la piccozza. Subito, senza stare a pensarci o a guadare giù. Questa è stata una catastrofe naturale".

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La passione per la montagna e la prudenza necessaria

È tornata sul ghiacciaio, lei che ama così tanto la montagna? "No - risponde la giovane mamma -. Solo a guardarlo da lontano mi viene... Non ci tornerò mai più. O forse porterò le mie figlie fino a all’imbocco del ghiacciaio. Stop. Mi è andata bene una volta, non posso rischiare la seconda. La prima volta lo fai con incoscienza. E poi il ricordo pesa, non mi sento in grado di affrontarlo. Ma in questo momento storico la montagna sta cedendo. Di notte le slavine scendono".

"Le valanghe e le morti, la montagna è malata"

Sono tanti gli episodi che ci sono rimasti nel cuore anche in questo inizio d'anno. La maestra di sci Giulia Ramelli e il maresciallo dei carabinieri  Giovanni Andriano, tra Cortina e la Val Gardena. Travolti e uccisi da valanghe. Elisa, cosa vede nel futuro della Marmolada? "Dobbiamo cambiare qualcosa. Anche quest’inverno è del tutto anomalo. L'altra sera alle 19: 40 c’erano 5 gradi, impensabile. Da piccola ricordo che in questi giorni si scendeva a meno 11, meno 12. La nostra montagna è malata. Non so come sia in giro per il mondo. Ma queste zone le conosco bene e sono davvero cambiate tanto, rispetto a quando ero piccola".

Il boato, la morte e un grande senso di colpa

Lo choc di aver visto morire gli alpinisti, un ricordo incancellabile. Qual è l’immagine che le viene incontro di quel giorno? "Risento il boato, rivedo il distacco della montagna, perché si è staccata una parte di montagna non era solo una valanga di ghiaccio. Le persone travolte, che cadono, io sono sotto choc. Quando finisce tutto, alzo gli occhi e guardo in alto, verso il cratere. Splendeva il sole e si rifletteva in un colore azzurro paradisiaco. Un'immagine incredibile che mi provocato un grande senso di colpa".