Giovedì 25 Aprile 2024

Mancano all’appello centomila professori E i banchi arriveranno alla fine di ottobre

Mattarella suona la campanella a Vo’ Euganeo: "La riapertura degli istituti è una prova decisiva per la nostra Repubblica". Ed è allarme per gli studenti diversamente abili: molti devono restare a casa perché non ci sono insegnanti di sostegno

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di Elena G. Polidori

Bambini delle elementari in ginocchio che usano le sedie come banchi per scrivere, oppure con il quaderno sulle ginocchia piegati per riuscire a disegnare. O – ancora peggio – seduti per terra. Questo è stato il primo giorno di scuola per alcune sezioni di scuole primarie genovesi che non hanno ancora ricevuto i banchi monoposto pensati per la scuola post Covid, ma a macchia di leopardo, un po’ in tutta Italia (a Roma in particolare) mancano all’appello i banchi monoposto o a rotelle che dovevano essere consegnati per la riapertura. In serata Palazzo Chigi ha voluto mettere i puntini sulle i: "Abbiamo fornito gratuitamente 136 milioni di mascherine chirurgiche nelle scuole di tutta Italia e 445mila litri di gel igienizzante". Ma a mancare sono soprattutto gli insegnanti. Quasi 100 mila, secondo il primo screening fatto alla riapertura degli istituti, soprattutto al Nord. Al Sud, invece, si va ancora a caccia del reperimento degli spazi che permettano il distanziamento, mentre di banchi, in generale, all’appello ne mancano 800 mila.

Alla riapertura post Covid, la scuola ha ripresentato le criticità di sempre acuite da nuove necessità e urgenze che comunque ieri il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha cercato di stemperare, rispedendo al mittente molte critiche dal sapore elettorale: "Un Paese non può dividersi sull’esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola – ha detto Mattarella da Vo’ Euganeo, paese particolarmente colpito dal Covid e dove ha voluto inaugurare l’anno scolastico –. La riapertura della scuola è una prova per la Repubblica. Per tutti. Nessuno escluso". Mattarella, tuttavia, non ha negato i problemi esistenti, puntando il dito su una piaga antica dell’emisfero istruzione. "A subire le conseguenze più pesanti del lockdown sono stati gli studenti con disabilità – ha attaccato il Capo dello Stato –. Nella ripartenza della scuola l’attenzione a questi studenti dovrà essere inderogabile, a cominciare dall’assegnazione degli insegnanti di sostegno".

Ecco, gli insegnanti di sostegno. Ieri, alcuni episodi, come quello del bimbo autistico di Roma e quello del bambino down di sei anni residente in provincia di Pisa, costretti entrambi a restare a casa per assenza di insegnanti di sostegno, hanno messo in evidenza un problema di cui si fa fatica a venire a capo. La stessa Azzolina ne è parsa più che consapevole: "I mali del sostegno vengono da lontano: chi vive la scuola lo sa. Per risolverli servono programmazione e regole nuove sul reclutamento dei docenti. Abbiamo una carenza cronica di specialisti. Quest’anno abbiamo aumentato i posti per chi vuole specializzarsi, ma non basta. Sul sostegno serve un piano strategico e abbiamo già cominciato a lavorarci".

In realtà, oltre ai posti messi a bando dalle Università, c’è la mancata trasformazione in deroga delle cattedre e le esigue immissioni in ruolo sul sostegno. E questo si infrange, inesorabilmente, sulla continuità didattica a cui ha diritto l’alunno disabile. Altro fenomeno generato dalla mancanza di docenti di sostegno è che sovente i presidi, per coprire le cattedre vacanti, sono costretti a convocare personale non specializzato.

Ieri, infatti, il presidente dell’Anp nazionale, Antonello Giannelli, ha messo in evidenza tutte le criticità ancora sul tappeto. "Finora sono stati consegnati soltanto 200mila banchi, pari all’8% del totale. Restano due milioni e 200mila banchi che devono ancora essere recapitati agli istituti e all’appello mancano diverse decine di migliaia di insegnanti. Nei diversi istituti dove ci sono cattedre vuote, come il caso limite di un istituto comprensivo al Prenestino a Roma dove pare manchi il 50% dei prof, è chiaro che l’unica soluzione è quella dell’orario ridotto. Il fenomeno riguarda molti istituti". I banchi che mancano, promette Palazzo Chigi, arriveranno entro fine ottobre. E poi la difficoltà di rispettare il distanziamento a causa della mancanza di spazi. Tanto che "in alcuni istituti superiori - ha proseguito Giannelli - per esempio in un liceo a Bergamo, si è preferito che gli alunni tenessero le mascherine anche seduti ai banchi". Ma la scuola, comunque, va.