Sabato 27 Aprile 2024

Magistrati, sciopero flop "Ecco perché ho lavorato"

Alla protesta contro la riforma Cartabia aderisce solo il 48% delle toghe. Il giudice Salvini: astensione tutta politica, la nostra credibilità ai minimi storici

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di Anna Giorgi

MILANO

Allo sciopero indetto dall’Associazione nazionale magistrati (Anm) contro la riforma dell’ordinamento giudiziario della ministra Marta Cartabia, approvata alla Camera e in discussione al Senato, chi si schiera apertamente per il "no" è un veterano della toga come Guido Salvini, gip del palazzo di giustizia di Milano, giudice istruttore delle indagini sulla strage di piazza Fontana e uno dei massimi esperti di terrorismo e strategia della tensione. E il suo "no" lo ha voluto dire forte e chiaro con un cartello affisso ieri alla porta del suo ufficio al settimo piano: "Io oggi sono al lavoro".

Perché ha sentito la necessità di mettere addirittura un cartello in modo che tutti sapessero?

"Nessun inganno, questo sciopero è inventato per distrarre dai problemi veri, dai guasti che negli ultimi tempi hanno portato ai minimi storici la credibilità della magistratura. Il Tribunale oggi (ieri per chi legge, ndr) è semivuoto semplicemente perché il lunedì ci sono sempre poche udienze. L’Anm è un’associazione privata, non il nostro datore di lavoro. Per aderire a uno sciopero bisogna segnalarlo ufficialmente alle segreterie magistrati, con tanto di ritenuta sullo stipendio, come nelle aziende. Molti non ci sono, perché semplicemente, come succede ogni lunedì, stanno a casa. L’Anm non ha avuto il coraggio di indirlo nei giorni centrali della settimana, perché si sarebbe potuto verificare quante udienze saltavano e quanti davvero aderivano. I conti andavano fatti sulle udienze interrotte e le adesioni verificabili, altrimenti ognuno può dire quel che vuole".

Secondo lei, quindi, questo sciopero in realtà è stato accolto con tiepido coinvolgimento?

"Con scarsissimo entusiasmo, sono sicuro. La maggior parte di chi ha aderito lo ha fatto per non scontentare i capi delle correnti da cui dipende la loro vita professionale".

Come giudica la riforma Cartabia?

"Ha portato elementi positivi, come quelli in tema di porte girevoli tra magistratura e politica, che rende più difficile il rientro in magistratura di chi si è candidato ad elezioni. È una riforma timida, invece, su altri fronti, ad esempio in tema di elezioni del Csm perché non ha mutato il meccanismo di invasività delle correnti. Però è un testo che deve ancora essere approvato in Senato, uno sciopero preventivo sa tanto di lotta politica che mira a influenzare l’indirizzo legislativo del Parlamento. Non credo, poi, che i magistrati debbano spaventarsi per la previsione di valutazioni più serie. Anzi, magari si evita che gravi disastri processuali, alcuni dei quali, milanesi, conosciuti, entrino addirittura come nota di merito nel curriculum di un magistrato. E peraltro le valutazioni saranno comunque di competenza di altri magistrati e non del governo".

Quando, secondo lei può scioperare un magistrato?

"I magistrati hanno il diritto e forse il dovere di scioperare nel caso di leggi sulla giustizia che appaiono in modo grave e diretto anticostituzionali, leggi che violano la libertà e l’indipendenza di giudizio e, certo, questo non è il caso della riforma Cartabia".