Giovedì 25 Aprile 2024

Mafia, Graviano: "Concepii figlio al 41bis grazie a distrazione degli agenti"

L'ex boss palermitano all'udienza in Corte d'assise a Reggio Calabria: "Pronto un libro sulla mia vita, mi chiamano Madre Natura"

Un'immagine d'archivio, senza data, del boss mafioso Giuseppe Graviano (Ansa)

Un'immagine d'archivio, senza data, del boss mafioso Giuseppe Graviano (Ansa)

Reggio Calabria, 14 febbraio 2020 - "Ho approfittato di un attimo di distrazione degli agenti del Gom". Così Giuseppe Graviano, ex boss del mandamento palermitano di Brancaccio, ha spiegato come ha concepito il figlio durante la detenzione al 41 bis in occasione dell'udienza del processo "'Ndrangheta stragista" in corso in Corte d'assise a Reggio Calabria

Graviano ha raccontato al Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo il concepimento del figlio avvenuto nel 1998, mentre si trovava detenuto al carcere Ucciardone: "Sono venuti tanti colleghi a chiedere, non venivano autorizzati i permessi", ribadendo che è riuscito grazie alla "distrazione" di alcuni agenti. Ma "come sono riuscito a concepire mio figlio non lo racconterò mai a nessuno. Sono cose intime mie e di mia moglie", ha ribadito il boss detto 'madre natura', senza spiegare se il concepimento sia avvenuto con il passaggio di una provetta o facendo entrare la compagna in carcere. 

Il boss ha anche raccontato la sua storia d'amore con la moglie Bibbiana. "Quando cominciai a ricevere le ordinanze di custodia cautelare per gli omicidi di Salvo Lima e del procedimento Agate +59 con imputazione di stragi, Libero Grassi, ero con la mia allora fidanzata in barca sul lago. E le dissi: "Vatti a fare la tua vita". Ma lei non ne ha voluto sapere. Anche quando venni arrestato le dicevo dal carcere di farsi la sua vita". "Invece lei è voluta restare con me e così le dissi di preparare i documenti e di sposarci - ha raccontato ancora Graviano - E ci siamo sposati. Ma certo non dormivamo in cella assieme, come è stato scritto". E ha spiegato: "I miei figli non dovevano nascere in Italia e infatti sono nati in Svizzera". 

Il capomafia, condannato per le stragi mafiose e per l'omicidio di don Pino Puglisi, starebbe per pubblicare un libro sulla sua vita, come annunciato da lui stesso nel corso della videoconferenza. "Io penso che sia pronto, forse anche più di un libro", dice. E il pm Lombardo gli ha letto un'intercettazione in carcere del 2018 quando il figlio Michele gli disse che la casa editrice sarebbe stata pronta a pubblicare il libro "ma con uno pseudonimo".