Mercoledì 24 Aprile 2024

Ma chi tutela i diritti di alunni e genitori?

Marcella

Cocchi

Idea per una pubblicità regresso: che scuola sarebbe senza interruzione. Ed eccoci al nuovo mini sciopero – reale – del fine settimana. Ebbene, considerando che in un anno in media gli studenti perdono due milioni e mezzo di ore di lezione a causa di stop con percentuali di adesione spesso bassissime (2%), viene da chiedersi questo: davvero, dopo il Covid, dopo le macerie lasciate dalla didattica a distanza, dopo la chiusura di molti istituti per il voto e nel giorno in cui riapriranno le scuole in tutt’Italia, era il momento per i sindacati di base di proclamare due giorni di stop (oggi e domani)?

Il diritto allo sciopero è sacrosanto. Chi protesta ha pure valide ragioni: ad esempio gli insegnanti ancora non assegnati. Ma il diritto degli studenti a fare gli studenti dove lo mettiamo? E il diritto di una famiglia a sapere cosa accadrà davanti ai cancelli la mattina del proclamato stop, non conta proprio nulla? Certo sono cocciuti questi genitori. Che pretese. Intasano le chat di classe per sapere se i docenti dei loro figli si asterrano o no. E i bidelli? Mistero della fede. Il punto è che nell’accordo del ’99 che regola il diritto di sciopero il personale è invitato solo a rendere "comunicazione volontaria" sull’adesione. Risultato: nessuno conosce prima i livelli reali di adesione e tutti brancolano nel buio. In Italia è più tutelato il passeggero di un autobus – trasporti servizi essenziali – rispetto a un alunno. Il diritto ad avere un’istruzione continuativa non è previsto.