Giovedì 25 Aprile 2024

L’umanità restituita a una bambina

Giancarlo

Ricci

Una bambina come tutte, morta come nessuna. Ne abbiamo parlato (e scritto) tanto in questi giorni, ma non l’avevamo ancora vista. Non sapevamo che viso avesse, anche se tante volte abbiamo provato a immaginarlo. Poi abbiamo ricevuto questa foto scelta per essere utilizzata nella coccarda funebre appesa al cancello di quella casa alla estrema periferia di Milano dove questa tragedia si è consumata. È stata esposta in mezzo a decine di peluche e a tantissimi messaggi lasciati dai vicini. E allora abbiamo scoperto, quasi sorprendendoci, che la piccola Diana altro non è che una bambina. È quindi tutto ciò che dovremmo amare, proteggere, difendere e guardar crescere, insegnando i valori in cui credere. Questa immagine è una foto di pura normalità che tuttavia racconta una storia disumana. Un’immagine di serenità che si perde in un profondo abisso di orrore.

Abbiamo deciso di pubblicarla perché crediamo che vedere la piccola Diana significhi in qualche modo restituirle la dignità che la madre ha provato a cancellare lasciandola morire di stenti dopo averla abbandonata per sei interminabili giorni. Il suo bellissimo nome, Diana, e il suo volto non vanno e non possono essere confusi nell’anonimato della cronaca. È come un pugno nello stomaco alla nostra sensibilità, l’orrore che proviamo a ignorare: ma non possiamo rinunciare a guardare ciò che ci destabilizza. Non chiamiamolo voyeurismo del dolore, questa è semplice, sincera e pura compassione e per certi versi una amara presa di coscienza. Ecco perché è stato così difficile ma così importante pubblicare una foto del genere.