Mercoledì 24 Aprile 2024

Longevità? "Una laurea è l'elisir di lunga vita"

Il direttore scientifico del report: la povertà spinge le persone a non curarsi

Laurea garanzia di lunga vita

Laurea garanzia di lunga vita

Roma, 20 febbraio 2018 - «In Italia si vive più a lungo eppure ci sono disuguaglianze di salute legate all’istruzione». Lo dice Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio sulla salute nelle regioni, nato da un progetto di Walter Ricciardi (presidente dell’Istituto superiore di sanità, ndr) all’Università Cattolica. «Si vive meno dove c’è un livello di istruzione in media più basso». 

E come si colloca l’Italia rispetto al resto d’Europa?  «Bene come speranza di vita, confrontando realtà più ricche della nostra. Ma bisogna colmare le lacune iniziando dalle scuole». 

Di questi tempi i ragazzini sarebbero capaci di mollare un ceffone in faccia ai professori se gli adulti vanno a raccomandare sani stili di vita.  «Ma scuola e salute devono andare di pari passo. Esiste in secondo luogo un fattore economico, dove c’è povertà la salute peggiora».

Intanto la gente spende due volte per la sanità, ticket e visite a pagamento, ci spostiamo verso la sanità privata?  «Le disuguaglianze permangono anche nei sistemi all’americana».

Ma da noi ci sono sprechi e inefficienze. I superfarmaci riducono la corsa agli ospedali mentre i politici evitano di tagliare i rami secchi per paura di perdere consensi.  «Le disuguaglianze comunque restano, a volte aumentano. E pensare che la legge nasceva proprio per superare gli squilibri territoriali».

Solito divario tra Nord e Sud? «A parte i fanalini di coda come Campania o Sicilia abbiamo disparità inspiegabili anche in regioni come Lazio o Piemonte. Nel Lazio il deficit dipende dal numero eccessivo di ospedali a Roma: cari e difficili da razionalizzare. I letti costano più degli ambulatori, la riconversione non decolla».

Cosa altro impedisce un diffuso livello di benessere? «L’abuso di alcol, il fumo, alimentazione sballata che porta al diabete, sedentarietà. Atteggiamenti difficili da modificare. Qui la scuola deve incidere. Ci sono poi territori, dove c’è un problema di inaccessibilità ai servizi sanitari, liste d’attesa. Per finire, il bilancio domestico, molti non si curano. Mancano soldi per il ticket».

Che probabilità abbiamo in Italia di rimetterci in carreggiata? «Poche. Per tutta una serie di motivi che si sommano, insostenibilità della spesa, va in pensione la generazione del baby boom, la gobba della Fornero sposta in avanti senza risolvere i problemi».

Quali problemi? «Sempre meno giovani occupati, i salari dei neoassunti non arrivano a 500 euro, contributi Inps inadeguati. Andiamo verso una società diseguale, gruppi come fazioni che si guardano in cagnesco. Un divario. I miei figli non saranno in grado di mantenere il tenore di vita dei genitori, prospettive preoccupanti, risposte poche».

Che cosa si aspetta? «Una società incerta, figli senza sicurezza di un posto di lavoro, se l’economia non decolla, se non riprende i livelli del passato. Avremo problemi di sostenibilità delle pensioni. Oggi i nonni mantengono i nipoti disoccupati, tra dieci anni non sarà più possibile». 

Pessimista? «Dopo le elezioni dovranno iniziare discorsi più seri e responsabili, a partire proprio dall’istruzione».