Giovedì 25 Aprile 2024

Omicidio di Saman, la soffiata dello zio: "Il corpo è sotto terra, portatemi al casolare"

L’uomo è in cella, accusato del delitto. Ha indicato dove scavare

Le indagini dei Ris

Le indagini dei Ris

Novellara, 21 novembre 2022 - Le dita di quelle stesse mani che l’avrebbero strangolata, hanno indicato dove fosse nascosto il corpo di Saman. È stato lo zio Danish Hasnain – ritenuto l’esecutore materiale del presunto omicidio della 18enne pachistana – a dire ai carabinieri l’esatto punto dove scavare nel casolare diroccato di via Reatina, nelle campagne di Novellara, a mille passi dalla casa dove viveva tutta la famiglia Abbas. La soffiata è arrivata venerdì.

Danish, attualmente in carcere a Reggio Emilia, è stato così accompagnato dalla polizia penitenziaria sul luogo per illustrare agli inquirenti dove iniziare a scavare. "Abbiamo fatto un lavoro fatto bene", diceva lo zio cattivo di Saman nelle intercettazioni contenute negli atti depositato dalla Procura. Sapeva bene dove fosse. E infatti, poche ore dopo l’imbeccata sono stati scoperti i resti di un cadavere che – secondo gli investigatori non ci sono dubbi – apparterrebbe proprio alla giovane.

Una confessione che potrebbe risultare strategica per la difesa di Danish al fine di ottenere uno sconto di pena e di anticipare una possibile collaborazione da parte di Shabbar, il padre di Saman, una volta estradato in Italia. D’altronde era impensabile che ad un anno e mezzo dal delitto d’onore, con le ricerche sospese da un pezzo, si riuscisse a trovare a colpo sicuro il corpo di Saman.

Oggi la Corte d’Assise di Reggio Emilia – dove il 10 febbraio comincerà il processo – dovrebbe nominare il perito per dare il via all’incidente probatorio urgente. E quindi iniziare l’esumazione del corpo – per poi estrarre il Dna e compararlo a quello di Saman per un’inconfutabile certezza – alla presenza dei consulenti di parte di difese e parti civili. È anche una corsa contro il tempo. Si sta cercando infatti di accelerare le operazioni perché il rudere nel quale si trova la salma è esposto sia ai mattoni pericolanti sia alle intemperie. Per la delicatezza delle operazioni, ci vorrà inoltre uno strumento speciale per non rovinare il corpo, sepolto a oltre due metri di profondità sotto terra, in una buca scavata da zio, padre e cugini con le pale dell’ormai famoso video delle telecamere dell’azienda agricola dove lavoravano.

Sopra alla terra, c’era anche un fitto strato di mattoni e macerie caduti nell’edificio. Proprio per questo, secondo gli esperti delle unità cinofile, non è stato possibile per i cani molecolari – che già avevano battuto a maggio il fatiscente edificio – fiutare l’orrore sotto al terreno. Così come non si sarebbe potuto utilizzare il georadar, capace di scandagliare fino a cinque metri di profondità, ma solo nelle superfici ‘pulite’ e non coperte da detriti.

Intanto continua la caccia in Pakistan all’ultima latitante, Nazia Shaheen, madre di Saman. L’Interpol sarebbe sulle sue tracce, dicono i ben informati. È imputata assieme al marito, a Danish e ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.