Giovedì 25 Aprile 2024

Lo Special One ha imparato tutti i vizi italici

Giorgio

Caccamo

o-sé Mou-ri–nho la-la-la-la-la-la José Mourinho la-la-la-la-la-la..." (leggere sulle note di "I Love You Baby", ndr). Quando pure gli avversari ti dedicano un coro – per sfottere la squadra rivale e non te, tra l’altro – significa che hai fatto centro. Quel coro fu cantato dieci anni fa in Curva Sud a San Siro dopo un gran derby vinto dal Milan 3-0: Mourinho aveva lasciato da poco l’Inter e dopo il terzo gol il tifo milanista esplose in quello sfottò che in fondo era una nota di rispetto per il vecchio nemico José.

Ecco il punto: fin da quando è sbarcato la prima volta in Italia, Mou, divisivo come nessun altro, ha goduto di stima anche da parte di chi in realtà lo detestava. Di speciale ha avuto sempre l’essere diverso da ciò cui eravamo abituati, e non solo per la vis polemica che ha fatto campare noi giornalisti per tanti anni... Ha sempre attirato su di sé le critiche e le polemiche per risparmiare le squadre e le società. Invece ora sembra un’altra persona, che scarica le colpe su altri, finendo per dire che, in fondo, i giocatori della Roma schierati in Norvegia e asfaltati dal modesto Bodo Glimt erano un po’ scarsi. "Sono io che ho deciso di giocare con questa squadra", dice l’ex Special One, fingendo di prendersi la responsabilità. Come si cambia: José da Setubal ha preso allora i vecchi vizi italici, quelli che la colpa è sempre di qualcun altro. L’arbitro, il campo da gioco, il calendario delle partite, le urla dei tifosi avversari fuori dal ritiro, la sfortuna, il vento, i riflessi del sole. Non è che dobbiamo dire arriverderci allo speciale José e dare il benvenuto a un normale Giuseppe?