Venerdì 26 Aprile 2024

L’impronta della premier in pectore

Raffaele

Marmo

La squadra che Giorgia Meloni sta definendo ha la cifra del governo "politico" a tutto tondo, senza concessioni al pressing berlusconiano, con pochi tecnici di area, ma in ministeri "pesanti", meno donne degli esecutivi degli ultimi decenni, ma con la prima premier donna.

I nomi dei possibili ministri che si vanno consolidando in queste ore dovranno passare attraverso i doverosi step formali, che implicano un ruolo di primario rilievo del Presidente della Repubblica. Ma la nettezza del risultato, l’urgenza economica e sociale di arrivare a un nuovo governo nel pieno delle sue funzioni, la leadership riconosciuta di Giorgia Meloni fanno sì che la definizione delle caselle sia molto più di un esercizio provvisorio o mediatico. E, dunque, è possibile scorgere fin da ora le caratteristiche dell’esecutivo in arrivo.

A meno di cambiamenti in corso d’opera, emerge innanzitutto con chiarezza come la Meloni non abbia ceduto alle richieste di Silvio Berlusconi non solo sulla presenza di Licia Ronzulli, ma anche sull’attribuzione a Forza Italia della Giustizia e dello Sviluppo economico, i due ministeri di interesse del Cavaliere. Così come, nello stesso tempo, è riuscita a neutralizzare le mire personali di Matteo Salvini sul Viminale.

Ha dovuto accettare, però, la soluzione dei due vice-premier in quota Lega e Forza Italia per lo stesso capo leghista e Antonio Tajani, ma questo è anche il risultato della natura eminentemente "politica" del governo. E, comunque sia, il Carroccio ha ben poco da recriminare: per la prima volta ottiene il Ministero dell’Economia con Giancarlo Giorgetti, anche se il "bocconiano" deve la scelta più alla benedizione di Mario Draghi che a quella del suo leader.

I tecnici, infine, sono meno di quelli che ci si poteva attendere, ma, da altri punti di vista, sono anche "troppi" per un governo di coalizione di partiti: aver tenuto al riparo Lavoro, Salute, Interno dalla spartizione non è un risultato da poco. Con una chicca identitaria da non trascurare: la scelta, di sicuro personale della premier in pectore, di Giordano Bruno Guerri alla Cultura.