Giovedì 25 Aprile 2024

L’eterno riposo Nelle grotte dei Papi dov’era Wojtyla "È ciò che voleva"

La salma di Giovanni Paolo II è stata traslata al piano superiore. Ma per rendere omaggio a Ratzinger bisognerà aspettare domenica

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di Nina Fabrizio

Riposa lì dove voleva. La triplice bara di Benedetto XVI, un primo involucro di cipresso, poi la saldatura con lo zinco, infine il rivestimento in rovere con incastonata la croce d’oro, è stata tumulata nelle Grotte dei Papi in Vaticano dove giaceva quella del suo predecessore Giovanni Paolo II prima che, in seguito alla canonizzazione, la tomba di Wojtyla venisse traslata al piano superiore, in basilica, per agevolare l’omaggio dei fedeli. Il rito si è tenuto al termine delle esequie da ‘quasi’ Papa in piazza san Pietro, dopo l’ultima Commendatio e Valedictio pronunciata da papa Francesco, che però alla tumulazione non era presente.

C’erano invece, alla cerimonia privata, il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Re, con la stola rossa del lutto e l’aspersorio per l’acqua benedetta, il segretario di Stato Pietro Parolin, i sediari, i sanpietrini, i gentiluomini che hanno portato la bara e ancora i membri della ex famiglia pontificia con monsignor Gaenswein. In un angolo il vero regista silenzioso del tutto, monsignor Leonardo Sapienza, gran cerimoniere di liturgie ad alto tasso mediatico. Che il Papa regnante partecipasse all’ultimo rito non era previsto ma certo è stato un ulteriore segnale del fatto che Francesco non ha voluto fare eccezioni, i codici vaticani prevedono un funerale da Papa solo per il Papa in carica. Una cerimonia sobria l’aveva comunque chiesta lo stesso Ratzinger che forse ha scelto quel posto discreto, nelle Grotte, con un impulso naturale dato il suo carattere da tutti descritto come timido. Non era però di certo un Papa minimalista nei simboli, anzi amava il lustro dei paramenti liturgici, delle croci pettorali d’oro e delle tante insegne che il vasto repertorio ecclesiastico offre tanto che da Pontefice in carica aveva riesumato mozzette e camauri. E così, ieri, insieme a lui nella bara, dopo l’apposizione del velo bianco sul viso mummificato la sera precedente, sono finiti racchiusi per sempre anche tutti gli orpelli: le medagli e le monete coniate durante il pontificato, i pallii in lana con le croci nere, ed anche il caratteristico cilindro con la sintesi, vergata in latino, del pontificato. "Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla penitenza, e alla purificazione. Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede".

I visitatori, per rendergli omaggio, dovranno comunque ancora aspettare, non potranno accedere prima di domenica. Ancora non si conosce il contenuto dell’iscrizione sulla lapide. Intanto, ieri, la ‘sua’ Germania, lo ha pianto con campane a morto e bandiere a mezz’asta. La stessa cosa che ha voluto il governo italiano, forse senza rendersi conto Palazzo Chigi dello sgarbo istituzionale rivolto alla Santa Sede visto che Francesco non ha proclamato il lutto e in Vaticano si è mantenuto il giorno feriale come sempre. Solo, per non stonare troppo, i Musei hanno aperto alle 14 e i negozi hanno abbassato le saracinesche.