Giovedì 25 Aprile 2024

"Sì alle case chiuse". Legge Merlin nel mirino

Oggi la Consulta valuta l’incostituzionalità della norma. La Lega insiste per abolirla

Debora Caprioglio (sx) e Martine Brochard nel film erotico 'Paprika' di Tinto Brass

Debora Caprioglio (sx) e Martine Brochard nel film erotico 'Paprika' di Tinto Brass

Roma, 5 marzo 2019 - A Matteo Salvini è sempre piaciuta l’idea di riaprire le vecchie ‘case chiuse’, modificando la sessantenne legge Merlin che proprio oggi si troverà su un particolare banco degli imputati. Quello della Corte Costituzionale, che dovrà vagliarne proprio la costituzionalità su istanza dei difensori di alcuni imputati nel processo barese sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze estive dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. All’indice, quella parte della legge che punisce chi recluta ragazze che liberamente hanno scelto di prostituirsi. Contro tale ipotesi si sono costituite in giudizio otto associazioni femministe e la Presidenza del Consiglio dei ministri. Mentre sperano nella Corte gli imputati del processo, tutti condannati in primo grado a pene fino a 7 anni e 10 mesi di reclusione. Cioè: Gianpaolo Tarantini, che portò 26 giovani donne ed escort, affinché si prostituissero, al leader di Forza Italia; Sabina Began, ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani, Massimiliano Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone, entrambi amici di ‘Gianpi’.    Se, dunque, la Corte dichiarerà l’incostituzionalità di una parte della Merlin, questo potrebbe favorirne la sua rilettura in Parlamento. Dove, si diceva, la voglia di girare pagina sul tema è molto forte. Nella Lega, capofila della battaglia è il senatore Gianfranco Rufa: "Se io riuscissi – questa la sua filosofia – a proteggere le donne togliendole dalla strada e mettendole dentro una struttura, avrei già vinto; poi, ovviamente, ci metto anche l’obbligo di visite sanitarie periodiche e il pagamento delle tasse... tutto è perfettibile, per carità, ma già questo sarebbe molto". I grillini, dal canto loro, sono sempre stati abbastanza contrari all’apertura di un fronte così scivoloso, tanto che fu lo stesso Salvini a stoppare entusiasmi sull’argomento: "Non aggiungiamo problema a problema – disse – la modifica non c’è nel contratto di governo, perché i 5 stelle non la pensano così".    Ora, però, qualcosa si muove anche in zona grillina, se i vertici del Movimento stanno accarezzando l’idea di aprire una discussione sul Blog, chiedendo il parere degli iscritti. "Non farebbe assolutamente male", sostiene il sottosegretario M5s all’Interno, Carlo Sibilia, così come Vittorio Ferraresi, sottosegretario alla Giustizia: "Noi – spiega – non abbiamo preclusioni" mentre il presidente della Commissione Politiche Ue della Camera, Sergio Battelli ricorda che sull’argomento "si è già espressa la base M5s nel 2016 su Rousseau, votando la proposta di legge sulla regolamentazione della prostituzione, portata poi in Parlamento da Fabiana Dadone: l’obiettivo è mettere fine alla tratta garantendo che le/i sex workers siano veramente liberi". Dadone stessa, tuttavia, è critica: "Sono contraria alla riapertura delle case chiuse" perché anche in quei Paesi europei che hanno adottato una soluzione simile "non si è assistito a una limitazione delle vittime della tratta, anzi".   A chiudere i battenti a qualsiasi dialogo è invece il Pd che bolla la proposta leghista come "un sistema di distrazione di massa – sostiene la presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, Valeria Valente -– non è dare più libertà e più protezione come dice Salvini. Credo che permettere allo Stato di guadagnare sul corpo delle donne sia lontanissimo dalla libertà: è sfruttamento e abuso. Giù le mani dalla legge Merlin!". Fa invece un passo avanti la possibilità di istituire un albo delle prostitute, proposto dal consigliere della Regione Veneto, Antonio Guadagnini: la quinta commissione ha dato parere favorevole alla sua proposta di legge regionale che disciplina l’esercizio della prostituzione e che prevede, oltre all’albo, l’ergastolo per chi sfrutta la prostituzione minorile e il rispetto di stringenti norme sanitarie.