Lunedì 9 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Lecce, case popolari in cambio di voti: arrestati ex amministratori e dirigenti del Comune

Blitz della Finanza: 48 le persone indagate, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d'ufficio e falso ideologico

Uomini della Guardia di Finanza di Lecce davanti al Comune (Ansa)

Lecce, 7 settembre 2018 - Case popolari in cambio di voti elettorali. Per questo ex amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del Comune di Lecce sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza. Gli arresti sono stati richiesti dai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci. Sono 48 le persone indagate, tutte a vario titolo accusate di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d'ufficio e falso ideologico.

Secondo l'ipotesi di reato formulata dai magistrati, è stata accertata l'assegnazione indebita di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica in favore di persone non collocate in graduatoria in posizione utile, l'occupazione abusiva di alloggi resisi disponibili per l'assegnazione nonché l'accesso illegittimo a forme di sanatoria di cui alla Legge Regionale 10 del 2014 concesse in assenza dei requisiti richiesti. Secondo i magistrati la finalità era quella di acquisire consenso elettorale dei potenziali beneficiari dei pubblici alloggi. 

I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti nei confronti di nove persone (di cui due in carcere, 5 agli arresti domiciliari e due con obblighi di dimora) e riguardano gli arresti in carcere di Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, soggetti ritenuti legati alla malavita organizzata, accusati del pestaggio, nel 2015, dell'uomo che nel 2013 con la sua denuncia dette il via all'inchiesta penale. Arresti domiciliari per gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, attualmente entrambi in carica come consiglieri comunali nel centrodestra, per il consigliere comunale del Pd Antonio Torricelli, anche lui in carica, per il dirigente comunale Lillino Gorgoni e per Andrea Santoro, quest'ultimo accusato nell'ambito dell'episodio di pestaggio del denunciante.

La sua posizione è stata valutata meno grave rispetto a quella degli altri due aggressori finiti in carcere. Obbligo di dimora per Monica Durante e Monia Gaetani, entrambe leccesi, che fungevano - come ipotizzato dagli inquirenti - come "collettore elettorale", mettevano cioè in contatto gli abitanti della zona 167 della città, considerata l'epicentro del voto di scambio, con gli interessati a ottenere i voti elettorali. Per altri cinque dipendenti comunali in servizio presso l'ufficio casa e ufficio patrimonio, è stata chiesta l'interdizione temporanea dai pubblici uffici. In totale gli indagati nell'inchiesta sono 48, per 34 dei quali (tra cui compaiono ex dirigenti ed ex funzionari comunali, oltre a persone ad aver beneficiato indebitamente dell'alloggio) non è stato preso alcun provvedimento, come nel caso del senatore Marti. L'ordinanza è stata firmata dal gip di Lecce Giovani Gallo.