Mercoledì 24 Aprile 2024

Le tensioni con Parigi Disgelo Mattarella-Macron "Amicizia salda, collaboriamo"

Il presidente prova a riaprire il dialogo, telefonata al capo dell’Eliseo: alleanza fondamentale. Il governo italiano ribadisce a Bruxelles la linea dura sulle Ong. Tajani: rispettino le regole

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di Alessandro Farruggia

Tra Francia e Italia è calata la stagione del grande freddo. Così, come già nel 2019 dopo la vicenda dell’appoggio di Luigi Di Maio ai gilet gialli, il presidente Sergio Mattarella ha scelto di intervenire personalmente sull’omologo Macron per riaprire il dialogo con Parigi. È stata una telefonata, dicono al Quirinale, meditata con attenzione e condivisa con il governo quella che Mattarella ha fatto sabato sera. La telefonata è stata cordiale e ha portato alla stesura di un breve comunicato congiunto che è stato minuziosamente vagliato insieme dall’Eliseo e dal Quirinale e poi stranamente diffuso dopo oltre 36 ore dal colloquio. Ecco il testo del comunicato congiunto che, si osserva, esprime con grande chiarezza il principio che Roma e Parigi hanno bisogno l’uno dell’altro, nello spirito del patto del Quirinale. "Il presidente Sergio Mattarella – recita il testo – ha avuto con il presidente Emmanuel Macron un colloquio telefonico, nel corso del quale entrambi hanno affermato la grande importanza della relazione tra i due Paesi e hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione europea".

Fin qui l’ufficialità che certifica la riapertura di un rapporto di fiducia ai massimi livelli istituzionali. Quindi segue una precisazione informale che spiega bene cosa manchi per andare avanti nel percorso: la nota – viene spiegato dal Quirinale – non entra volutamente nei dettagli e non entra nel merito dei dossier bilaterali aperti e, soprattutto, non indica interventi. Si tratta quindi di una ricucitura fondamentale ma la tela resta fragile: ci si limita a un auspicio generico a riprendere la collaborazione, senza entrare nei particolari delle questioni sul tappeto: spetterà al governo fare i passi successivi, in una direzione o nell’altra. E i segnali che vengono dalla maggioranza non sono granché incoraggianti.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è intervenuto con una dichiarazione non proprio conciliante: "Credo che l’opera del presidente Mattarella sia sempre utile, ma credo anche che la fermezza del nostro governo possa e debba essere condivisa". Naturalmente c’è modo e modo nel declinare la fermezza ed è possibile che Giorgia Meloni – al G20 di Bali come Macron ma senza che sia stato possibile trovare l’intesa per un bilaterale – voglia dare qualche segnale meno muscolare di quelli che manda Matteo Salvini.

Ieri a Bruxelles, al consiglio Esteri, Antonio Tajani ha portato una linea ferma ma dialogante. Su una cosa il governo italiano non transige: il giro di vite sulle Ong. "Noi – ha detto Tajani incontrando la stampa – abbiamo posto un problema politico: il fatto che devono essere rispettate delle regole. C’è un codice di condotta per le Ong in mare impegnate nelle operazioni di ricerca e salvataggio, e questo codice deve essere rispettato, perché per le Ong un conto è il soccorso in mare, altra cosa è avere un appuntamento in mezzo al mare". "Senza polemica, ma con grande fermezza – ha sottolineato il titolare della Farnesina – l’Italia ha chiesto che il tema immigrazione venga affrontato a livello Ue. I toni con la collega francese sono stati positivi, non c’è stata frattura. E mi è sembrato che tutti quanti fossero convinti delle necessità di una soluzione europea".

La Commissione e la presidenza di turno ceca hanno intavolato i primi contatti per convocare, alla fine di novembre, un Consiglio Affari Interni straordinario. Ma Tajani ha avanzato una richiesta diversa: che si riuniscano assieme i ministri degli Esteri e quelli degli Interni. Allo stato l’Europa sembra prudente. "C’è stato uno scambio di opinioni e sicuramente dovremo continuare a discuterne, ma oggi non c’è stato nulla di concreto" ha detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. E la portavoce per gli Affari interni della Commissione, Anitta Hipper, ha sottolineato che l’Ue non fa differenza tra navi Ong o meno: "C’è un obbligo chiaro, legale e non equivoco di salvare vite in mare senza distinzione fra navi gestite da Ong e altri tipi : qualsiasi barca è tenuta ad intervenire per salvare le persone che si trovano in pericolo in mare". Non esattamente la linea di Roma.