Venerdì 26 Aprile 2024

Le riforme si valutano dal loro impatto

Giorgio

Vittadini*

Albert Einstein ammoniva: "Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe intralciare chi la sta realizzando".

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto al Senato un discorso memorabile, annunciando riforme che appaiono da anni una "missione impossibile".

A differenza dei predecessori, Draghi ha indicato anche un metodo ben preciso, frutto dei prestigiosi incarichi ricoperti:

la valutazione di impatto delle politiche.

Sembra qualcosa di bizzarro in Italia, solo un "arnese" da statistici che lo utilizzano ormai da tempo. La valutazione di impatto permette di giudicare l’efficacia di una politica valutando la differenza di effetti tra coloro che sono sottoposti a un intervento economico, sociale, educativo e quanti non lo sono.

In Italia applicare la valutazione di impatto alle riforme è una vera e propria rivoluzione che riguarda tutti noi. Vuol dire partire da un solido ancoraggio ai dati per comprendere da dove si parte e dove si vuole arrivare. Significa uscire da preconcetti e ideologie e scegliere le azioni più efficaci per il risultato futuro che ci si prefigge.

È anche lo strumento per confrontarsi con le migliori esperienze internazionali sperimentate sul campo.

Il primo caso è quello delle tasse: Draghi ha proposto una commissione di esperti che costruisca un progetto complessivo, ascoltando i diversi soggetti e valutando gli effetti. E ha fatto riferimento a quanto realizzato con successo in Danimarca.

Il secondo è quello del nesso tra sistema educativo e mondo produttivo. Partendo dagli esempi virtuosi di Francia e Germania, Draghi ha annunciato un rilancio degli istituti superiori tecnici, gli ITIS. In Italia la domanda di diplomati sarà trainata dalla trasformazione digitale e ambientale, creando 3 milioni di nuovi posti di lavoro in tre anni. Attrezzarsi per questa sfida, significa consegnare un Paese migliore e più giusto a figli e nipoti.

*Presidente Fondazione Sussidiarietà