Viviana
Ponchia
La Cassazione ha stabilito che quando il marito mente al fisco ci va di mezzo pure la moglie. A lei saranno portati via proprio i cosiddetti beni rifugio, dal Rolex in giù. Regalati da lui, comprati per sfizio da lei: via tutto senza pietà. In teoria non c’è buona fede che tenga. In pratica bisogna dimostrare di essere innocenti, cioè cieche, sorde e un po’ sciocche. Poteva la signora non sapere dei maneggi del coniuge con l’F24? Non è forse vero che chi si assomiglia si piglia e certe manovre si fanno in due? Vale anche in regime di separazione dei beni e in maniera retroattiva per le coppie separate: non c’è distanza sufficiente per affrancarsi dalle colpe dell’amore di una vita fa, quindi se evade lui continui a pagare anche tu.
Dopo un rapido censimento del trascurabile tesoretto accumulato fra un anniversario e l’altro (ma per un cuore puro Swatch e Rolex pari sono) dico che a me non sta bene. L’agenzia delle entrate si abbassa al livello del pitocco che alla fine di una storia chiede indietro i regali. Quello sì un crimine senza attenuanti nemmeno psichiatriche. E trascura un elemento che invece in psichiatria è fondamentale: non conosciamo mai veramente chi ci vive accanto. Senza arrivare agli eccessi di Jean-Claude Romand, che per 17 anni mentì alla famiglia dicendo di essere medico e nel ’93 sterminò moglie, figli e genitori, sull’altro abbiamo sempre e solo indizi. È a questa insicurezza che oggi ci aggrappiamo.