Venerdì 6 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Le colpe dell'avido

di Viviana Ponchia

QUANDO nel 2001 il premio Nobel per l’Economia Milton Friedman venne in gita in Italia, ebbe tempo di riflettere sul fenomeno dell’evasione come reazione all’eccessiva pressione fiscale. Disse che il mercato nero, sottraendo capitali alla burocrazia, è un modello di efficienza. E che in pratica un evasore è un patriota. Qualcuno lo prese per un complimento. Milton è morto d’infarto nel 2006 e non può smentire, ma probabilmente la sua era la fotografia di una società catatonica, priva di buon senso e dei rudimenti di un’economia liberale, che si arrabattava come poteva e con una certa coerenza. Il corso di educazione fiscale voluto dall’Agenzia delle entrate lo sorprenderebbe come un viaggio a Cuba. In tutti i viaggi a Cuba, dopo la visita alla fabbrica di rum, arriva puntuale la rivelazione della guida: ogni condominio ha la sua spia, la gente lo sa e riga dritto. Il nuovo codice d’onore del fisco italiano ha qualcosa di cubano e sorprende anche chi non capisce niente di economia: non solo fare la spia non è peccato ma forse è grazie alle spie che ci salveremo. Io ci sto anche se non mi garantiscono l’anonimato.

LA COLPA è dell’Avido. Un ottimo titolare di ristorante vegetariano che in 15 anni non mi ha mai fatto una ricevuta spontanea. Un patriota vero. Un maestro del tofu e della pantomima quando le circostanze (una finta banda di amici finanzieri) lo hanno costretto a battere lo scontrino. Stare zitti non serve a niente. In molte università americane gli studenti sottoscrivono questa promessa: non copiare, non lasciare copiare e denunciare chi copia. Non sono tutti infami. Semplicemente salvaguardano l’integrità del sistema meritocratico. Passare la versione di latino o avallarne il commercio ha le stesse radici culturali dell’evasione fiscale massificata e della impenetrabilità delle caste. Anche tacere davanti all’Avido diventa un accordo fra corrotti senza che in teoria ci sia una vittima e una parte lesa. Ho mangiato il seitan con le verdure che mi hai preparato, la tua cassa ha tintinnato di soddisfazione, nessuno ha interesse a denunciare. E invece stavolta ti denuncio perché una vittima c’è, la collettività che non sa di essere saccheggiata dallo scambio in nero della soia. Diventiamo delatori anche se diranno che è l’arma più efficace dei regimi dittatoriali. Rovesciamo il cestino con i sedani e le carote urlando che l’omertà è regola mafiosa e solidarietà interessata. Poi però cambiamo ristorante.

di Viviana Ponchia