Giovedì 25 Aprile 2024

Lavoro, tre morti al giorno Il monito di Mattarella: "Non è degno dell’Italia"

I dati Inail: nei primi otto mesi dell’anno gli infortuni sono aumentati del 40%. Il Colle scrive all’associazione invalidi: "Lavorare non può essere un rischio"

Migration

di Giovanni Rossi

"Inaccettabile". Il dramma delle morti sul lavoro non è degno dell’Italia e continua a definirla in negativo. Sergio Mattarella scrive all’Anmil, l’Associazione mutilati e invalidi: "Lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. Ecco perché la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro è occasione preziosa per richiamare l’attenzione su un fenomeno inaccettabile". È uno dei grandi dolori del Capo dello Stato. Nonostante – lo dice l’articolo 1 della Costituzione – l’Italia sia "una Repubblica fondata sul lavoro", la nostra economia – la terza nella Ue – non riesce a constrastare la deriva sintetizzata dall’Inail: 667 vittime nei primi otto mesi di quest’anno, una media di quasi tre decessi al giorno e 84 al mese. Un inghiottitoio solo in apparenza meno afflittivo rispetto a un anno fa (772 decessi nell’analogo periodo 2021 ad alta incidenza Covid); anzi, a un esame più attento, le cifre risultano persino peggiori: alla diminuzione della circolazione virale corrisponde infatti, nel 2022, l’esplosione delle causali di morte non Covid, +32% rispetto a un anno fa, con rialzo simmetrico anche nelle denunce di infortunio. Ovvero 484.561 (+38,7%) rispetto alle 349.449 dei primi otto mesi del 2021. Costruzioni, trasporti e agricoltura i settori, nell’ordine, più a rischio.

"I numeri delle vittime – denuncia Mattarella –, nonostante i numerosi provvedimenti normativi, raccontano storie di vite spezzate, di famiglie distrutte, di persone gravemente ferite, di uomini e donne che invocano giustizia. Persone che si appellano alle istituzioni, ai datori di lavoro, alla coscienza di chiunque sia nelle condizioni di rendere i luoghi di lavoro posti sicuri, in cui sia rispettata la dignità della persona". Proprio la centralità del lavoratore in quanto uomo deve trovare assoluta preminenza nella scala valoriale. "L’affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quello alla vita, è un generatore di valore per la società, per i lavoratori, per le imprese", ricorda a tutti il Capo dello Stato. Un monito a recuperare il tempo perduto nell’ultimo scatto epocale, quando "lo sviluppo di nuove tecnologie ha mutato radicalmente natura e dimensione spazio-temporale dei luoghi di lavoro", ma senza "crescita proporzionata delle iniziative verso la prevenzione".

"Tutte le vittime lasciano una ferita indelebile perché sono vite strappate ai loro affetti, alle loro famiglie, alla nostra società – scandisce il ministro del Lavoro Andrea Orlando –. Non possiamo rassegnarci ad una logica quasi di assuefazione alle continue notizie di incidenti". Una strage a puntate. "Spesso non sono incidenti ma omicidi, perché dietro queste tragedie ci sono consapevoli irresponsabilità dettate dalla brama di profitto. Servono più ispettori del lavoro", si arrabbia Pierpaolo Bombardieri (Uil). "Nei cantieri o sui campi o nelle fabbriche, dobbiamo fermare questa lunga scia di sangue, dobbiamo alzare il nostro impegno", promette Luigi Sbarra (Cisl). La settimana della sicurezza sul lavoro si chiuderà sabato 22 ottobre con la manifestazione nazionale di Piazza Santi Apostoli a Roma. Maurizio Landini (Cgil) fissa l’obiettivo: "Spesso all’origine di queste morti continuano a esserci troppa precarietà. Bisogna arrivare a una patente a punti per le imprese. Quelle che non rispettano le norme di sicurezza non possono continuare a lavorare".