Giovedì 25 Aprile 2024

L’atomica russa è una bomba anche nelle urne

Pier Francesco

De Robertis

La guerra di Putin per adesso non si allarga ma a quattro giorni dalle elezioni basta la paura che il conflitto si estenda e l’effetto è il medesimo. D’altra parte guerra mondiale non si nasce ma si diventa (nei due tragici precedenti è accaduto così) e l’onda emotiva è servita. Quella tipica che a un soffio dal voto smuove sempre qualcosa. Da che mondo è mondo le elezioni si decidono l’ultima settimana, e visto l’altissimo numero di indecisi c’è da credere che anche stavolta accadrà la stessa cosa.

La chiamata alle armi di Putin, la minaccia di usare l’arma atomica, potrebbero così innescare un mini-smottamento, che al momento è impossibile quantificare. I partiti comunque la temono, specie alcuni, e basta osservare lo zelo con il quale Salvini si è sperticato a rinnegare i suoi precedenti rapporti con il Cremlino.

È infatti chiaro che se il rincrudimento della situazione in Ucraina dovesse farsi sentire, sarebbero i partiti più vicini a Mosca, o quelli che sono visti come più vicini a Mosca, a subirne qualche tipo di conseguenze. Quindi Lega e forse in misura minore Sinistra Italiana e Cinquestelle. La Lega e i grillini hanno sempre votato l’invio delle armi a Kiev ma hanno fatto capire di avere più di un dubbio sul sostegno incondizionato a Zelensky, la sinistra di Fratoianni (alleata del Pd) è addirittura sempre andata a diritto, votando contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

È vero che durante i primi mesi della guerra i sondaggi avevano mostrato come esistesse una cospicua quota del Paese non del tutto allineata con le posizioni fermamente atlantiste del governo Draghi (ed è a questa quota che Conte e Salvini avevano guardato) ma è anche vero che adesso di fronte a un Putin che richiama in guerra i ragazzi di 26 anni e minaccia la bomba nucleare il sentiero per chi non sta con l’Occidente si fa stretto. E qualche elettore rischia di restarne fuori.