Mercoledì 24 Aprile 2024

L’assenza del vice premier Salvini: non ero previsto. Ma per il Pd è una scusa

Il benvenuto di Guerini e dell’ex segretario dem Letta a Zelensky. Schlein tace. Accolto da Tajani in aeroporto. Striscioni di cittadini ucraini lungo il percorso

Questione di "protocollo" se il vice premier leghista Matteo Salvini ieri non ha incontrato Volodymyr Zelensky.

Mattarella a Zelensky, 'siamo pienamente al vostro fianco'
Mattarella a Zelensky, 'siamo pienamente al vostro fianco'

Non essendo "né premier né il ministro degli esteri", il leader del Carroccio spiega così la sua assenza dalla giornata italiana del presidente ucraino, perché "non è mai stato previsto". E a chi gli fa notare che l’altro vice premier (e ministro degli Esteri), il forzista Antonio Tajani, era invece ad attendere l’ucraino in aeroporto, rintuzza che si tratta di "ricostruzioni surreali, quelle in base alle quali io non sarei andato". Lo stesso presidente ucraino ha però poi smentito la ricostruzione nel salotto di Bruno Vespa. "Non è vero che non ho voluto incontrare Matteo Salvini. lo lo incontrerei con piacere – ha detto Zelensky –. C’è stata un po’ di disinformazione su questo".

Eppure per l’opposizione non risultano del tutto peregrine le ipotesi che Salvini si sia volutamente sfilato, considerato che in passato, quando ai tempi del governo gialloverde coi 5 stelle giunse in visita a Roma Vladimir Putin, insieme all’altro vice premier e ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio c’era anche lui, allora al Viminale.

"È grave che si faccia schermo del suo ruolo alle Infrastrutture, dimenticando quello di vicepremier, per non incontrare Zelensky", insiste su Twitter il senatore del Pd, Filippo Sensi. Mentre per il leader di Azione Carlo Calenda "è ovvio" che il presidente ucraino non abbia piacere di vedere chi "è stato sostenitore di Putin" fino alle elezioni e continua a propugnare una "pace a tutti i costi" che in questo momento "vuol dire consegnare l’Ucraina" all’autocrate russo.

"Benvenuto in Italia Volodymyr Zelensky", saluta invece il presidente dem del Copasir Lorenzo Guerini. Dichiarandosi "al fianco del popolo ucraino nella resistenza all’aggressione, per il rispetto del diritto internazionale e per la costruzione di una pace vera e giusta". Posizione a cui fa eco l’ex segretario Enrico Letta. Mentre quella in carica Elly Schlein preferisce attenersi al silenzio elettorale.

Dichiarazioni a parte, d’altronde, manifestazioni di plaudente benvenuto al presidente ucraino ieri a Roma non se ne sono registrate – complice forse il cattivo tempo – da parte di nessuna forza politica, né associativa italiana. Mentre la comunità ucraina lo attendeva a piazza Barberini, a darsi da fare son stati semmai i ragazzi del Fronte della Gioventù comunista, che hanno esposto al Colosseo uno striscione con scritto "Zelensky non sei il benvenuto".

Pur tiepidi a Roma, Salvini e la Lega nei giorni scorsi a Bruxelles hanno votato con gli alleati di governo la procedura accelerata del piano da un miliardo di euro per munizionare l’Ucraina. Con riserva sul consiglio di usare fondi Pnrr, ha votato a favore anche il Pd, contro invece 5stelle e sinistre.

Le "aspirazioni europee" di Kiev sono, del resto, il vero snodo dell’iniziativa del governo italiano, come si evince anche dal consenso del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto.

Aspirando a esser leader delle destre sovraniste, la premier vede di buon occhio l’ingresso dell’Ucraina nazionalista a ingrossare il fronte di quanti (specie dei paesi dell’est) prediligono un’Europa dalle identità nazionali che sovraneggino su quella comune, che non dispiace anche a Usa e Gran Bretagna. Sebbene finora a Bruxelles non risultano avviati tavoli sulle riforme necessarie alla procedura di adesione annunciate da Meloni in ottemperanza all’attuazione dei diritti democratici, la separazione dei poteri, le libertà e il rispetto delle minoranze previsti dell’articolo 2 del trattato dell’Unione. Anche perché su questo Francia, Germania e altri fondatori vanno cauti.