Mercoledì 24 Aprile 2024

Lasciate che i piccoli siano geniali

Viviana

Ponchia

Poche cose sono più odiose della fortuna degli altri. Se il fortunato è un bambino ci trasformiamo in assistenti sociali. Non sarà troppo e troppo presto? Non gli farà male piacere, guadagnare e divertirsi? Picasso e Mozart, tanto per dire, gattonavano nella goffaggine di essere speciali. E a qualcuno sicuramente stavano sulle scatole. Charlotte M. chissà cosa diventerà. Canta, balla, si trucca, va male in matematica, adora il sushi e con il nulla sui social fa trillare la cassa. Altamente sospetta. Potenzialmente degenerata. Shirley Temple osservò che quando una piccina quadruplica bruscamente il reddito della sua famiglia qualche cambiamento va messo in conto. Anche la perdita dell’innocenza: a 6 anni smise di credere a Babbo Natale perché fu lui a chiederle l’autografo davanti al supermercato. L’assistente sociale risvegliato pensa a che razza di squalo ci sia in incubazione dentro quella ragazzina con le unghie di plastica verdi, talmente sicura di sé da non volere diventare una Ferragni ma solo se stessa. La piccola regina di You Tube, paradiso per sfaticati che a colpi di visualizzazioni diventano milionari. Intanto a 12 anni ha già scritto un libro. Al mattino fa ginnastica. E in un mondo di coetanei mediamente inebetiti dalla paura del futuro dice che se si mette in testa una cosa non molla. La parte più misteriosa nella vita dei grandi è l’infanzia. Quando la genialità è ancora allo stato magmatico ma già perentoria, impegnativa. Se andrà male farà la maestra. Intanto, meritatamente, è un idolo.