Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ansia di Berlino può portarci in recessione

Davide

Nitrosi

La scelta della Bce di alzare i tassi d’interesse e annunciare un probabilissimo aumento simile in marzo (e magari uno successivo, come prevede Fitch, fino a salire di altri 100 punti base) è stata salutata bene dai mercati finanziari, mentre ha generato uno choc nella politica, nelle imprese e tra i consumatori. Perché questa differenza? Le Borse interpretano con ottimismo (eccessivo?) i segnali di Francoforte e scommettono sul fatto che i falchi stiano per placarsi. Tradotto: puntano sul rallentamento della stretta nella seconda parte dell’anno. Nell’attesa, però, l’impatto del rialzo brucia perché siamo al centro di una tempesta perfetta: l’inflazione è ancora alta, i salari valgono sempre meno, e se devi finanziarti paghi interessi maggiori di ieri. Insomma, un conto il futuro prossimo, un altro il qui ed ora.

L’aumento dei tassi ha già prodotto un rallentamento nella richiesta di prestiti e mutui (con impatti sul mercato immobiliare e quello delle auto), e ha eroso i risparmi, usati per fare fronte al carovita. Il rischio è che rallenti la fragile ripresa e ci faccia svoltare in una fase recessiva. Se quindi i mercati brindano, i consumatori e i governi tremano perché ragionano con parametri più prosaicamente legati al tempo presente. La Bce ha l’obiettivo di portare l’inflazione al 2%, un’ansia che hanno soprattutto i tedeschi (la memoria della Repubblica di Weimar è indelebile). Ma l’inflazione in Europa è esplosa a causa dei costi dell’energia, saliti dopo la ripresa post Covid e schizzati in alto con la guerra in Ucraina. Ora però il prezzo del gas cala per una serie di fattori “naturali“ (l’inverno meno freddo del previsto) e politici (la ricerca di fornitori fuori dalla Russia e la spinta alle rinnovabili). L’inflazione potrà raffreddarsi non tanto perché si è deciso di contrarre i consumi facendo pagare di più il denaro, ma semplicemente perché gas e luce costeranno un po’ meno. In dicembre l’inflazione nell’Eurozona è scesa di un punto, pur restando sopra il 9% ma presto avremo la conferma che la diminuzione prosegue. Ecco perché fuori dalla Borsa si sperava che la Bce riflettesse di più, scegliendo un approccio meno tedesco e monetarista, ma più sensibile alle difficoltà della società reale, che potrebbe non reggere la marcia forzata di Francoforte.