Mercoledì 24 Aprile 2024

L’anarchico in carcere Troppo debole per l’ora d’aria Si studia l’ipotesi ricovero

Difficile che i medici scelgano l’alimentazione forzata, vista la sua contrarietà. Manifestazioni di Roma, identificati e fermati tre autori degli atti vandalici

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di Elena G. Polidori

Mentre continua a restare alta l’allerta su possibili, nuove manifestazioni di frange anarchiche a sostegno dello sciopero della fame messo in atto da Alfredo Cospito da più di 100 giorni, ieri è scattata la denuncia per tre dei manifestanti anarchici che avevano partecipato al corteo di Roma contro il regime carcerario del 41 bis. I tre sono stati fermati e identificati durante i momenti di tensione che si sono registrati sulla via Prenestina che hanno visto lancio di bottiglie e fumogeni contro gli agenti a diversi atti vandalici. Le accuse nei loro confronti sono di violenza, resistenza aggravata a pubblico ufficiale e travisamento in occasione dì manifestazioni pubbliche.

Intanto Cospito non fa più passeggiate all’esterno della cella, nel carcere di Opera: troppo pericolosa anche l’ora d’aria – stanti le sue precarie condizioni di salute; l’anarchico trascorre le ore di socialità a disposizione all’interno della struttura, in compagnia di altri tre detenuti: tutti e tre esponenti della criminalità organizzata, sottoposti come lui al regime di carcere duro del 41 bis. Qualora le condizioni di salute dovessero precipitare, del ricovero possibile decideranno i medici del servizio di assistenza integrata della clinica del carcere di Opera. L’ipotesi è quella di un trasferimento all’ospedale San Paolo di Milano, dove sarà possibile garantire un livello maggiore di assistenza medica che in carcere non ha modo di svolgersi.

Cospito ha più volte ribadito di non voler in alcun caso accettare l’alimentazione artificiale, nel momento in cui potrebbe non essere cosciente. "Come tutti i casi di questo genere, continuiamo il monitoraggio con la massima attenzione", ha spiegato ieri il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa. La giudice e la collega Ornella Anedda, che ogni giorno ricevono una relazione medica, giovedì scorso hanno fatto visita al 55enne e presto ritorneranno a trovarlo. Spetta infatto comunque alla magistratura autorizzare i ricoveri dei detenuti che lo necessitino, ma un’eventuale alimentazione forzata, alla luce delle disposizioni lasciate da Alfredo Cospito, puo’ essere decisa e disposta solo dai medici. Ed è "molto difficile" pensare che i sanitari lo facciano, vista la volontà espressa del recluso, ma secondo i giudici la situazione di Cospito è ritenuta inedita perché pone una serie di interrogativi giuridici ed etici mai emersi.

Il trasferimento all’ospedale San Paolo nel caso di aggravamento dello stato di salute non porrebbe particolari problemi. Basterebbe la firma del magistrato, in questi casi scontata, Cospito verrebbe ricoverato nell’ospedale collegato al carcere. "L’alimentazione forzata invece è un atto a cura dei medici che è molto difficile la pratichino per le ferme disposizioni fatte pervenire da Cospito al ministero della Giustizia, al Provveditorato e alla Sorveglianza". C’è poi l’ipotesi del trattamento sanitario obbligatorio (Tso). "A deciderlo sono il sindaco (in questo caso dovrebbe essere quello di Opera, Comune alle porte di Milano, ndr) e i medici, ma anche in questo caso è una decisione che non pare probabile dal momento che non c’è una valutazione psichiatrica acclarata che induca un intervento dall’esterno".

Alfredo Cospito appare consapevole di quello che sta facendo e delle sue conseguenze. Il suo digiuno è una battaglia politica, dice, per se’ e per gli altri nelle sue condizioni. E se il cuore dovesse cedere, eventualità non improbabile "Qui si apre un interrogativo delicato – chiude il ragioinamento di queste ore negli ambienti giudiziari –, dal momento che non ci sono precedenti"; l’osservazione è che si è’ arrivati a questo punto per una "gestione disordinata" della vicenda, sotto più punti di vista.