Domenica 16 Giugno 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

L’ex Pci a Lampedusa: "Con me sindaco accoglienza regolata. Finora solo sprechi"

"Giusi è caduta sulla cattiva amministrazione e sulle mancate risposte ai bisogni dei cittadini"

Il sindaco eletto di Lampedusa e Linosa Salvatore Martello (Ansa)

Il sindaco eletto di Lampedusa e Linosa Salvatore Martello (Ansa)

Lampedusa, 17 giugno 2017 - «BASTA con il caos, voglio un’accoglienza vera e con le regole». Salvatore ‘Totò’ Martello (nella foto) è la vera sorpresa delle ultime amministrative. Sessant’anni, Pd, un passato nel Pci, già sindaco dal 1993 al 2002, Totò ha sconfitto a Lampedusa, in una battaglia fratricida, un’icona della sinistra come la sindaca uscente, Giusi Nicolini: anche lei del Pd, ma simbolo dell’accoglienza dei migranti, la prima cittadina che ha accolto Papa Francesco alla messa per i barconi, ha ricevuto il premio Unesco per la pace, è andata alla Casa Bianca... 

Sindaco Martello, Lampedusa chiude le braccia?

«Saremo sempre l’isola dell’accoglienza al cento per cento. Ma per me accoglienza vera significa far star bene quelli che sono all’interno dell’hot-spot. Se noi abbiamo una capienza di duecentosettanta migranti, non ne puoi mettere settecento. E siccome non ci sono più sbarchi, ma trasferimenti, sarebbe giusto organizzarsi per sapere quanti ne devono stare dentro».

E oggi quanti ce ne sono?

«Guardi, è top secret, non lo so né sono finora andato nel centro».

Lei insiste sulle regole: faccia un esempio concreto.

«Se tu tieni i carabinieri o i poliziotti ai cancelli d’ingresso, non puoi consentire alla gente di uscire come vuole e quando vuole dai buchi nella recinzione. Questo significa per me avere regole certe. Il cambiamento deve essere visibile. Non ha senso sorvegliare le uscite e poi si vedono i migranti in pigiama che girano di notte per Lampedusa o se ne vanno in spiaggia. Questa interpretazione dell’accoglienza non mi va giù, non mi piace, è solo uno spreco di denaro pubblico. Se devono stare chiusi allora non devono andare in giro. Se devono stare lì per pochi giorni, non ci devono poi soggiornare per sei mesi o un anno».

Ormai sbarcano tutti a Lampedusa.

«Sì, dobbiamo sfatare una leggenda: nessuno sbarca più in altri porti della Sicilia, come Pozzallo o Augusta. La Marina Militare e le Ong li portano tutti a Lampedusa, d’accordo con il ministero. Quindi l’arrivo con i barconi non esiste più».

Al Senato si discute la legge sullo ius soli, tra caos e liti. Le cosa ne pensa?

«Che ogni volta che si parla di questi argomenti si fa speculazione politica per ragioni elettorali. Lo ius soli ci deve essere, non capisco perché se uno nasce in un posto non viene riconosciuto cittadino di quella terra. Io la penso come gli americani: se uno nasce lì diventa cittadino americano, poi se non vuole esserlo più se ne va. Viva la libertà».

Però in molti sollevano un tema culturale: non si può essere cittadino di un Paese e poi rifiutarne leggi, cultura e costumi.

«Eh, ma anche questo è un problema di regole».

Quali?

«Se divento deputato anch’io, gliele dico. È un tema che riguarda il governo e il Parlamento».

La Nicolini, sconfitta alle elezioni, dice che con lei è stata battuta l’accoglienza solidale dei migranti...

«Non c’entra nulla la sua sconfitta con l’accoglienza. La gente di Lampedusa voleva solo essere amministrata».

Troppa esposizione mediatica per la Nicolini?

«È così. A Lampedusa non è mai andata a votare così tanta gente. Vuol dire che c’è stata una reazione non contro l’accoglienza ma contro la sua amministrazione. È caduta sul buon governo, sulle mancate risposte».

Quali sono le sue priorità?

«Aprire il Comune ai cittadini. Prima mi dicono fosse anche chiuso».

E oltre alla trasparenza?

«Rete idrica, fognature, strade, autorizzazioni per fare turismo».

La Nicolini le ha telefonato per farle gli auguri?

«Assolutamente no. E le rivelo una cosa…»

Dica.

«Addirittura ha cancellato dai computer del comune la posta elettronica e le comunicazione ufficiali. Abbiamo trovato i pc formattati, come se li avessimo comprati questa mattina».