Mercoledì 24 Aprile 2024

L’alpinista e il velista scaleranno l’oceano

Il re delle vette Barmasse si unisce a Soldini nella traversata su un trimarano. Raccoglieranno dati sulla presenza di CO2 nel mare

Giovanni Soldini, 55 anni, a sinistra, con l’alpinista valdostano Hervé Barmasse, 44 anni

Giovanni Soldini, 55 anni, a sinistra, con l’alpinista valdostano Hervé Barmasse, 44 anni

Per allentare la tensione che ci attanaglia, Schopenhauer sarebbe ricorso al sublime: uno spettacolo della natura o delle umane capacità in grado di farci dimenticare guerre e pandemie. Immaginatevi, allora, un paradiso caraibico di spiagge candide e acque cristalline come Antigua. In porto ormeggiate un mostro di tecnologia: il primo trimarano a montare i foil, le pinne che consentono a una vela di decollare dalla superficie dell’acqua. A bordo mettete un equipaggio pluridecorato e il campione assoluto nella navigazione oceanica a vela. Ma non è tutto. Pensate all’invisibile legame che sempre unisce gli estremi. Un filo sottile che fa palpitare, quando nasce nel cuore dell’avventura.

Il trimarano Maserati Multi70 ha mollato gli ormeggi ad Antigua in queste ore per rientrare alla Spezia. Al timone Giovanni Soldini, alle manovre i compagni di mille avventure: Herrera Perez, Joffrin, Pedol, Matteo Soldini e Sardi. Ma non finisce qui. Si è unito ai navigatori, reduce dalla spedizione sul Nanga Parbat, Hervè Barmasse. Se vi capita di scorrere le vette che l’alpinista aostano ha scalato, vi accorgete che manca soltanto il Monte dei Pegni, perché tutte le più impegnative montagne le ha conquistate. Barmasse si è imbarcato a sorpresa, unendosi all’equipaggio del trimarano formula uno del mare.

Ma, direte voi, che cosa c’entra uno scalatore con un velista? Non è la specifica disciplina a unire due moderni eroi così diversi. È la passione per l’ignoto, la sfida con sé stessi, il rapportarsi ad armi pari con la natura che ci circonda e riuscire, in qualche modo, a piegarla con la sola forza delle proprie braccia. In questa lotta leale, non vale la prevaricazione: nessuno sfida per dominare, ma per piegarsi all’immensità del Creato. Avere cognizione della nostra forza induce ad apprezzare la perfezione di ciò che ci circonda, regala consapevolezza delle proprie possibilità, rende umili dinanzi all’assoluto. Magari gli odierni leader guerrafondai imparassero questa elementare lezione! Scalare un’onda oceanica o un picco innevato regala identiche impagabili emozioni. Sensazioni che il campione non fa mai sconfinare in un delirio d’onnipotenza, ma in un bagno d’umiltà che giova a ritrovare la dimensione umana delle cose.

Chissà come si troverà Barmasse tra drizze, scotte e mattafioni? Chissà se soffrirà il mal di mare? Sono però convinto che proverà, nel mezzo del nulla oceanico, quella stessa pace solenne che lo pervade dinanzi a una vetta appena raggiunta. Già, perché è sempre bene ricordarlo: lo scopo della sfida è la conoscenza e non il predominio. L’esperienza è utile per instradare chi verrà dopo di noi e non ad asservire chi ci circonda. Il rispetto della natura è il primo passo per rispettare noi stessi e il nostro prossimo.

A proposito di rispetto, Maserati Multi70 rientra alla Spezia per montare un’apparecchiatura che consentirà, durante le traversate a vela, di misurare il livello di Co2 in mare. Volete la morale di questa unione inusuale tra due grandi campioni di sport e di vita? È una bella lezione di umana ragione in questo mondo che, a quanto pare, fa molta fatica a ragionare.