Giovedì 25 Aprile 2024

L’agguato in campagna Voleva la figlia in affido Ammazzato e bruciato dai fratelli della ex

I due sono stati arrestati, dietro le sbarre anche un loro cognato . Il delitto risale a un mese fa: la vittima è caduta in una trappola mortale. Il 44enne egiziano è stato freddato nel capannone dove viveva

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di Umberto Zanichelli

CILAVEGNA (Pavia)

Voleva dimostrare di avere la solidità economica necessaria per poter chiedere l’affidamento della figlia, avuta cinque anni fa da una delle loro sorelle. E per questo aveva chiesto loro di farsi intestare una proprietà. Forse proprio quella struttura lungo la circonvallazione di Cassolnovo, in Lomellina, dove l’11 gennaio scorso è stato freddato con almeno tre colpi di fucile da caccia calibro 12 e uno di pistola calibro 9. Ci sarebbe un movente economico dietro l’omicidio di Mohamed Ibrahim Mansour, 43 anni, egiziano, residente nella vicina Cilavegna, il cui corpo era stato ritrovato il 14 gennaio completamente carbonizzato all’interno dell’Audi A3 abbandonata nelle campagne della frazione Morsella di Vigevano, al confine con il territorio di Gambolò.

La svolta delle indagini è arrivata all’alba di ieri quando i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Pavia hanno arrestato tre persone, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Pavia: Massimo Rondinelli, 34 anni, raggiunto a Tursi (Matera), il fratello Claudio Rondinelli, 39 anni, rintracciato a Vigevano, e Luigi D’Alessandro, 37 anni, compagno di un’altra sorella, arrestato a Cilavegna. Tutti sono indagati per omidicio. A trovare il cadavere nel pomeriggio di quel sabato era stato un cacciatore che stava attraversando la zona. Per dissipare ogni dubbio sul fatto che i poveri resti fossero proprio quelli dell’egiziano era stato necessario l’esame del Dna. Secondo gli elementi raccolti dai militari nel Nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Pavia, guidati rispettivamente dal capitano Marco Quacquarelli e dal tenente colonnello Salvatore Malvaso, ai danni di Mansour sarebbe stato teso un vero agguato nel capannone di Cassolnovo dove viveva, una struttura lontano dalle altre case, dove nessuno avrebbe potuto sentire i colpi che lo hanno raggiunto e ucciso.

Il cadavere è stato poi caricato sull’Audi A3 e portato in campagna dove è stato dato alle fiamme. La scena del crimine invece era poi stata ripulita. Bene ma non sufficientemente per nascondere gli elementi che i carabinieri hanno ritrovato nel corso del sopralluogo di qualche giorno fa, effettuato anche con il supporto dei cani molecolari del Nucleo cinofili. I sospetti degli investigatori sono stati poi avallati dall’imponente attività di intercettazione telefonica e del traffico dati degli arrestati: così è stato possibile ricostruire con certezza quello che è avvenuto quella sera. Mansour aveva avuto una figlia da una delle sorelle Rondinelli, ancora minorenne, e ora voleva rivendicare i propri diritti di padre. Una vicenda che sembrava superata e che invece ha portato al tragico epilogo. L’inchiesta dei militari non è considerata ancora conclusa: al contrario potrebbero esserci a breve nuovi sviluppi. Ci sarebbero infatti almeno altre due persone sospettate per l’accaduto.