Marco
Buticchi
Bei tempi quando, nel corso di un’ispezione, le forze dell’ordine reperivano microchip segreti, mazzette di valuta o piani di spionaggio. Invece pare che durante i controlli ai vacanzieri la Guardia di Finanza di Olbia sequestri ingenti quantità di – per dirla con Gino Paoli – "sassi che il mare ha consumato". La notizia, apparentemente frivola, va però soppesata con attenzione. Nascosti in un’auto in partenza dalla Sardegna sono stati trovati molti ciottoli dell’Isola Rossa, sottratti come innocuo souvenir. Di innocuo non c’è molto: ci fregiamo dell’infinita bellezza del nostro Paese, la sua unicità, le sue meraviglie. Ma siamo pronti a ficcarci in tasca un pezzo d’italica cultura o territorio senza battere ciglio. Sarebbe come sostenere di amare Michelangelo e scalpellare "innocentemente" una natica del David per una scheggia di marmo come ricordo.
Spolpare un lembo d’Italia equivale a privare la collettività della sua ricchezza. E se, innocente prelievo dopo innocente prelievo, non resterà più nulla, nemmeno uno scoglio in mezzo al mare?
Nell’ottobre 2019, alcuni accumulatori seriali di sabbia si pentirono e rispedirono al mittente pacchi anonimi con i preziosi granelli. Chissà se la loro coscienza era bollente come le dune sotto il sole agostano. Fatto sta che hanno posto rimedio e dato il buon esempio a chi annovera tra i soprammobili la boccetta del succo di frutta piena di rena rubata. C’è da augurarsi che altri restituiscano i bottini e il malcostume abbia fine.
La mia paura è un’altra: il lupo perde il pelo… Il bel mondo è pieno di meraviglie incustodite da intascarsi in barba al patrimonio degli italiani. Non vorrei che, passata la moda dei granelli, se la prendessero con alberi secolari, paracarri storici, tegole d’antiche dimore, tombini in unica pressofusione. Insomma, quello che fa brodo pur di sentirsi più furbi degli altri. Ma non tutto è facile da trafugare come la sabbia che, per definizione, persino il vento è capace di portar lontano.