Mercoledì 24 Aprile 2024

L’accusa di stupro Sfilano i testimoni, la madre di Grillo jr: "Non ho sentito nulla"

La donna quella notte dormiva nella stessa villa di famiglia in Sardegna. E anche la colf conferma: "Il giorno dopo andarono via tutti insieme". L’avvocato di una delle vittime: "Spesso non reagiscono, dov’è la novità?"

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di Giovanni Rossi

Prima è sicura, poi incespica. A Tempio Pausania, tribunale della Costa Smeralda, è il giorno di Parvin Tadjik, la 64enne italo-iraniana moglie di Beppe Grillo e madre di Ciro, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle. Coimputato per stupro di gruppo nell’estate 2019, Grillo jr (all’epoca neomaggiorenne) deve difendersi assieme agli amici genovesi Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria dall’accusa di aver abusato sessualmente di una coetanea italo-norvegese, e poi di un’altra ragazza italiana oggetto di foto oscene in quella notte di eccessi, tra il 16 e il 17 luglio, a Porto Cervo.

"Non ho sentito o visto nulla di anomalo", assicura Parvin Tadik – presente in quelle ore nella villa a fianco – in una serrata deposizione. Ma l’udienza (a porte chiuse) registra un sussulto alla successiva domanda dell’avvocato Dario Romano, legale di parte civile della ragazza italo-norvegese: ovvero se Ciro abbia precedenti riguardanti molestie o violenze sessuali. "No, mai", è la risposta. A quel punto, il legale produce una chat del 2017 dalla quale emergerebbe – secondo la ricostruzione di AdnKronos – la clamorosa fuga dell’allora 16enne Grillo jr dal MacLeans College di Auckand, in Nuova Zelanda. Un rimpatrio immediato per evitare "il foglio di via", a causa di un processo scolastico dall’esito scontato, anche per le volgarità rivolte dal 16enne alle "figlie del vicepreside del Macleans College, Phil Goodyear". Insomma, non una faccenda all’acqua di rose se, nella chat, la famiglia valuta anche il pericolo di patire l’espulsione del rampollo con provvedimento di polizia perché "in Nuova Zelanda minacciare qualcuno è gravissimo".

Difficile valutare se e quanto il carteggio presentato dalla parte civile possa impattare sulla valutazione del caso e del suo protagonista più noto. I giudici procedono con massima cautela al minuzioso vaglio testimoniale delle ipotesi di reato sostenute dal pm Gregorio Capasso. L’avvocata Antonella Cuccureddu, legale di uno degli imputati, riferisce in questi termini la testimonianza di Maria Cristina Stasia, l’amica di Parvin Tadjk ospite nella villetta di Porto Cervo: la mattina dopo il presunto stupro, una delle due ragazze presenti nel patio "in accappatoio e con un asciugamano a turbante sulla testa, fumava tranquillamente, non sembrava in difficoltà e non ha chiesto aiuto". Niente di anomalo, il giorno successivo, anche secondo la colf della famiglia Grillo, che avrebbe visto le ragazze andare via in auto con due degli amici genovesi intorno alle 14.30 del 17 luglio, senza segni di inquietudine. Nessun elemento apprezzabile arriva dai baristi del vicino locale ("impossibile dopo così tanto tempo"), né dai farmacisti dai quali sarebbe stata acquistata dalla presunta vittima la pillola del giorno dopo.

"Nelle testimonianze sono emerse contraddizioni che contesteremo anche con produzione documentale", spiega l’avvocato Romano, parte civile della ragazza italo-norvegese con la collega Giulia Bongiorno, che aggiunge: "Il fatto che i testimoni non abbiano sentito nulla non ha alcuna rilevanza. Non stiamo parlando di uno stupro avvenuto per strada, ma di una persona che non poteva chiedere aiuto, perché non era in uno stato di piena coscienza e capacità". Prossima udienza il 19 ottobre.