Mercoledì 24 Aprile 2024

La volontà di scegliere la nostra vita

Se tu potessi vederci, ascoltarci, leggerci adesso: l’avresti immaginata un’emozione così? Un Paese intero - e che Paese: mai tanto diviso, ostile e astioso, arrabbiato - che unito ti guarda e si commuove, che ricorda le tue disavventure e le imprese, i tuoi dolori e la tua forza, il tuo mito: Alex Zanardi. E allora, se tu potessi parlarci, che cosa diresti ai giornalisti accalcati là fuori, ai chirurghi, a tua moglie e a tuo figlio, a ciascuno di noi?

Nelle ore d’attesa fra un bollettino medico e l’altro, oltre i cancelli dell’ospedale di Siena, tanti e fra questi anche io ci siamo chiesti quale sia il senso della tua tenacia da Ulisse di oggi: l’uomo e l’impresa, la sfida e l’ignoto e il fato in un corpo che tu hai piegato allo spirito, quello sì invincibile.

È questo il tuo segreto? Oppure l’attitudine per il sorpasso, il brivido del fuori pista, le mani sui pedali e il cuore sull’acceleratore: è questo che ti rende irraggiungibile e umanissimo, è questo che ci rende minuscoli e addolorati, qui a pregare per te? O invece il senso profondo della nostra ammirazione è un altro, più semplice e pesantissimo: ci hai dimostrato che possiamo essere ciò che vogliamo, e che gli alibi stanno a zero. Gli alibi, i piagnistei, le autocommiserazioni, il mondo crudele, il governo ladro e il destino ingrato.

Possiamo essere ciò che vogliamo, e dipende solo da noi. Con e senza gambe fa lo stesso, perché il mondo ci appartiene e spesso non riusciamo a vederlo. E così tu sei la risposta ogni volta che torneremo a chiederci se la vita - questa stessa vita che interi o dimezzati ci portiamo addosso - sia davvero meravigliosa e non solo un gigantesco inganno. E così tu sei la risposta quando prima o poi ci scopriremo tremanti a chiederci se piangere su quello che abbiamo perso o se combattere per ciò che ci resta. Grazie Alex.