Venerdì 26 Aprile 2024

La Superlega si sgonfia: inglesi fuori Il golpe del calcio sul punto di fallire

Summit nella notte fra i club. Tutte le squadre d’Oltreoceano hanno deciso di abbandonare il progetto. Ascoltate le proteste di tifosi e calciatori. Le autorità del pallone in Europa confermano la linea dura

Migration

di Paolo Franci

Come uno di quei palazzi che vengono abbattuti con un’esplosione controllata, la Superlega potrebbe venire giù di schianto all’improvviso e in pochissimi attimi. L’onda di protesta popolare ha travolto la ’sporca dozzina’ che aveva cercato di stravolgere lo sport più amato del mondo sacrificandolo all’altare del dio danaro. E così, come in una rivoluzione senza confini e con i tifosi in piazza un po’ ovunque, quelli della Superlega, da Andrea Agnelli (ieri sera sono addirittura girate voci di sue dimissionio, poi smentite) – a Florentino Perez, fino ai ’complottisti’ inglesi – soprattutto loro – hanno dovuto difendersi, incalzati dalla politica, dai giocatori delle loro squadre, dal mondo del calcio e dello sport. Soli, contestati dai propri tifosi e minacciati dal governo britannico, i primi a cedere sono stati i club inglesi, in particolare il Manchester City.

Prima il Time e il Guardian, prestigiosi giornali inglesi, e poi il monumento Bbc hanno raccontato di minuti frenetici e di un cedimento che è arrivato assai velocemente, fino a quell’annuncio in diretta all’ora di cena e citando fonti del club secondo cui, sì, il City sarebbe uscito dalla Superlega. Come poi è stato confermato ufficialmente dallo stesso club. A ruota, sarebbe poi arrivato il Chelsea, sempre secondo i media inglesi, che poi racconteranno delle dimissioni di Ed Woodward, ceo del Manchester United – uno dei sostenitori più convinti, pare, della Superlega – e poi del passo indietro imminente di Arsenal e Manchester United, con le sole Liverpool e Tottenham a restare a bordo del lussuoso yacht di Agnelli. In serata i giocatori del Liverpool hanno tutti insieme scritto un comunicato per dire che "la Superlega non ci piace e non la vogliamo".

Era stata premonitrice – e anche qualcosa in più – la dura presa di posizione dell’uomo che ha reinventato il pallone: "Non è sport quando non importa se perdi". Punto. Lui si chiama Josep ‘Pep’ Guardiola, l’uomo dei trionfi del Barcellona e, oggi, tecnico del Manchester City che, sul campo, aveva anticipato quella che poi sarà la posizione del governo inglese, alla resa dei conti decisiva per il crollo del fronte britannico.

Poche ore prima, mentre i tifosi del Chelsea, dello United, del Liverpool e in tutta l’Inghilterra davano vita ad una pacifica sommossa popolare contro i secessionisti, giungeva la dura presa di posizione premier inglese Boris Johnson, uno che non le manda a dire. ’BJ’ ha mostrato le zanne, con cruda semplicità: "Non può esistere un ‘cartello’ del pallone che impedisca ad altri club di competere. Siamo pronti all’azione legislativa per impedire tutto questo. Il calcio è nato qui e dobbiamo difenderne i principi". La dura presa di posizione del governo inglese e la rivolta dei tifosi in tutto il Paese ha messo all’angolo Agnelli e Perez. I quali, sempre più soli, hanno convocato una drammatica riunione urgente per le 23,30.

Riunione lampo nella quale i partecipanti alla Superlega si sono guardati negli occhi. Quel tanto che è bastato perchè arrivasse subito dopo il termine del summit la comunicazione della rinuncia ufficiale del City e dei forti dubbi del Chelsea. L’Atletico pareva invece intenzionato ad andare avanti. Il Barca aspettava il voto dei soci. Ma nel giro di mezz’ora sono fioccate le rinunce di Liverpool, Arsenal, Manchester United e Tottenham. Poco dopo anche il Chelsea ha dato forfait. Pare che la valanga sia ormai sul punto di travolgere tutto il progetto.