Mercoledì 24 Aprile 2024

La sicurezza ai tempi dei social

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Simone

Stimolo

Corsi e ricorsi social. È bastata una manciata di giorni per passare dall’allarme sicurezza a Milano, lanciato via post dalla star del web Chiara Ferragni, all’operazione sicurezza nella quale è rimasto suo malgrado coinvolto, sempre sotto la Madonnina, il giocatore del Milan Tiémoué Bakayoko, prontamente immortalato da un video che spopola su Twitter. Due facce (celebri e milionarie) della stessa medaglia, con destini diversi.

Il dito puntato dell’influencer più nota d’Italia su furti e rapine è velocemente rientrato come "lo sfogo di una privilegiata", parole dell’interessata per smorzare le polemiche. La vicenda di Bakayoko appare più spinosa.

Immobilizzato dai poliziotti e poi lasciato andare con le scuse e una pacca sulla spalla una volta accertata l’identità, il caso ha fatto grandinare commenti con diversi gradi di indignazione. All’orizzonte si staglia il timore (diciamolo pure, l’incubo) di una ’americanizzazione’ della nostra società. L’uomo nero come bersaglio indistinto, la questione razziale, la cronaca in diretta che diventa fenomeno di massa virale, dove ragioni e opinioni si mescolano indistintamente (e non è affatto detto che prevalgano le prime). Molto su cui riflettere, forse pure troppo.

Alla fine, paradossalmente, il caso Bakayoko – agenti in azione in seguito a una sparatoria bloccano un sospetto che corrisponde alle segnalazioni diramate – non è proprio quella risposta alla questione sicurezza by Ferragni che tanti imploravano? Fosse davvero così, potremmo riporre tablet ed emoticon. Almeno fino alla prossima ventata di sdegno. Virale, of course.