Giovedì 25 Aprile 2024

"La rivolta della piazza non ci sarà Ma l’élite potrebbe tentare un golpe"

L’analista Ferrari e la prospettiva (difficile) del rovesciamento di Putin. "La guerra rischia di rovinare gli oligarchi"

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di Alessandro Farruggia

"La guerra in Ucraina apre scenari nuovi. Se il conflitto continuasse e Mosca non vincesse o vincesse con forti perdite, in una situazione di crescente insoddisfazione popolare chi ha tutto da perdere, come gli oligarchi e comunque i circoli di potere attorno al Cremlino, potrebbe forse tentare un cambio politico attuando un colpo di stato". Così il professor Aldo Ferrari, ordinario all’università veneziana di a Cà Foscari e responsabile del programma di ricerca Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Ispi.

Professore, ha fondamento la speranza delle cancellerie occidentali di un cambio di regime a Mosca?

"Diciamolo, quella delle cancellerie occidentali è al momento più una speranza che una seria prospettiva. Il fatto stesso che Putin abbia modificato la Costituzione per prolungare la sua presidenza indica che non ha intenzione di mollare alcunché. E per quanto ne sappiamo le forze armate stanno dalla sua parte. Ma questa è preistoria rispetto alla situazione odierna. Putin ha preso un rischio altissimo, per sé e per la Russia. Di solito era un giocatore abile, in questo caso ha esposto il suo Paese a costi certi e a una prospettiva di successo incerta: o non vincere o vincerla con troppe perdite umane e perdite economiche enormi, sopratutto per gli oligarchi".

Questo potrebbe resuscitare una opposizione?

"Una opposizione in Russia non c’è innanzitutto perché i russi globalmente sono abbastanza soddisfatti dell’azione di Putin e poi perché il Cremlino l’opposizione l’ha repressa, impedendo la nascita di competitor credibili. Ma questa guerra mischia le carte. Chi ha tutto da perdere, potrebbe tentare di mandare al potere qualcuno che abbia meno ambizioni imperiali".

Manovra di palazzo o manifestazioni di piazza?

"A meno che la guerra duri sei mesi e i morti si contino a decine di migliaia non credo che le manifestazioni di piazza possano funzionare al punto da estromettere Putin: saranno represse con durezza, come si è visto in Kazakistan. Vedo più una manovra di palazzo. Il cambio di regime si potrebbe concretizzare se in una situazione di insoddisfazione popolare crescente ci fosse l’azione di qualche nucleo portante dell’élite che, rendendosi conto di star rischiando benessere e potere, voglia provare il colpo di Stato".

C’è anche chi dice che se Putin decidesse di utilizzare qualche arma tattica nucleare in Ucraina i militari potrebbero rifiutarsi, prendendo il potere. Fantapolitica?

"È chiaro che uno scenario di uso di armi nucleari potrebbe portare a reazioni di questi tipo, ma è tutto molto, molto ipotetico".

La Russia dei prossimi anni sarà molto diversa da quella vista negli ultimi anni?

"Di sicuro sarà molto diverso il rapporto con l’Occidente. Già dal 2014 la situazione era molto tesa, adesso si stanno tagliando gli ultimi ponti e la Russia potrebbe essere ancora più isolata. Ora dalla quasi guerra fredda sfioriamo la guerra calda. È presumibile che la Russia, vinca o non vinca, verrà mesa all’angolo per anni. A meno che non ci sia un tracollo di Putin e venga al potere una dirigenza diversa. Ma Mosca ha acquisito una sponda importante nella Cina".

Ce la vede una Cina che interviene a fare da paciere in Ucraina?

"Credo che sia nella logica delle cose. Non è detto che avvenga subito, ma la Cina si sta riprendendo il posto che per millenni ha avuto, e cioè il primo. Del resto non va sottolineato l’errore dell’Occidente nel criminalizzare la Russia e spingerla verso la Cina: dal crollo dell’URSS a pochi giorni fa la sistematica incomprensione degli interessi russi ha progressivamente logorato i rapporti con l’Occidente e ha contribuito a quanto vediamo in questi giorni. La Russia ha tutte le responsabilità per l’ultima guerra, ma non ha tutte le responsabilità per i decenni precedenti. Metterla alle strette, oltretutto senza ragione dopo la fine della minaccia comunista, è stato un errore".