di Alessandro Farruggia "La guerra in Ucraina apre scenari nuovi. Se il conflitto continuasse e Mosca non vincesse o vincesse con forti perdite, in una situazione di crescente insoddisfazione popolare chi ha tutto da perdere, come gli oligarchi e comunque i circoli di potere attorno al Cremlino, potrebbe forse tentare un cambio politico attuando un colpo di stato". Così il professor Aldo Ferrari, ordinario all’università veneziana di a Cà Foscari e responsabile del programma di ricerca Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Ispi. Professore, ha fondamento la speranza delle cancellerie occidentali di un cambio di regime a Mosca? "Diciamolo, quella delle cancellerie occidentali è al momento più una speranza che una seria prospettiva. Il fatto stesso che Putin abbia modificato la Costituzione per prolungare la sua presidenza indica che non ha intenzione di mollare alcunché. E per quanto ne sappiamo le forze armate stanno dalla sua parte. Ma questa è preistoria rispetto alla situazione odierna. Putin ha preso un rischio altissimo, per sé e per la Russia. Di solito era un giocatore abile, in questo caso ha esposto il suo Paese a costi certi e a una prospettiva di successo incerta: o non vincere o vincerla con troppe perdite umane e perdite economiche enormi, sopratutto per gli oligarchi". Questo potrebbe resuscitare una opposizione? "Una opposizione in Russia non c’è innanzitutto perché i russi globalmente sono abbastanza soddisfatti dell’azione di Putin e poi perché il Cremlino l’opposizione l’ha repressa, impedendo la nascita di competitor credibili. Ma questa guerra mischia le carte. Chi ha tutto da perdere, potrebbe tentare di mandare al potere qualcuno che abbia meno ambizioni imperiali". Manovra di palazzo o manifestazioni di piazza? "A meno che la guerra duri sei mesi e i morti si contino a decine di migliaia non credo che le manifestazioni di piazza possano funzionare al punto da estromettere ...
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