Mercoledì 24 Aprile 2024

La rabbia del doversi accontentare

Gabriele

Canè

Se un PizzaAut può aiutare a crescere, a vivere, va bene, benissimo: anzi, ne servirebbero altri mille. Per ora, accontentiamoci del secondo inaugurato ieri a Monza dal presidente Mattarella nella Giornata mondiale sull’autismo. Quando ci si trova di fronte alle difficoltà, alle diversità, agli handicap in generale, viene però quasi rabbia a doversi accontentare. Perché questi ragazzi, le famiglie, tante, tantissime, con le più diverse problematiche, avrebbero bisogno di molto di più. E invece capita proprio in occasioni come questa, di accorgersi che hanno meno, molto meno di quello che servirebbe. Nella sanità, dove sono stati fatti passi da gigante, e più saranno tempestive le diagnosi, più diventeranno efficaci le cure. Nella scuola, dove spesso mancano gli insegnanti di sostegno, e in qualche caso, fortunatamente ultra minoritario, c’è chi non si dimostra all’altezza del difficile incarico. Nella società in generale, dove si trova sempre un gradino di troppo, un timbro che manca: dove il problema non viene semplificato, ma moltiplicato. E infine tra le mura di casa dove gli anni che passano sono un fattore di angoscia: e dopo di noi?

Così nella bella giornata della pizza è giusto fare come il Presidente: abbracciare quei ragazzi, e sentirsi uno di loro. Sapendo però da tante testimonianze che sull’autismo, ma non solo, grandi passi in avanti in termini di sostegno non sono stati fatti. Perché il welfare costa, le casse sono vuote, e quando c’è danaro, italiano o europeo, non sempre viene speso per i bisogni primari: la salute, ad esempio, il sostegno. Allora dobbiamo accontentarci, ma con una punta di rabbia. Perché se il Papa dice "anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi", figurarsi quanto ne hanno loro: di Gesù e dello Stato. Perché vorremmo che potessero lavorare come tutti in una pizzeria qualunque. Perché quel Aut non si trasformasse in Out, e diventasse un In.