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Mala tempora currunt. Non c’è nessuna prospettiva di pace a breve e anche quando verrà il tempo di far tacere le armi, scordiamoci che tornerà tutto come prima. È realista l’ambasciatore Giampiero Massolo, già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis, oggi presidente di Ispi e di Atlantia. Liberato dai russi il soldato che mandò a quel paese l'incrociatore Moskva Terminator 2, ecco l'ultima carta dei russi in Donbass: perché sono importanti Severodonetsk nel mirino di Mosca: "Una nuova Mariupol". Putin vuole anche Lysychansk Ambasciatore Massolo, quanto manca alla pace in Ucraina? "È ancora lontana. Bisogna partire dal quello che succede sul terreno, dove vediamo con tutta evidenza che Putin ritiene ancora di poter consolidare le aree acquisite sulla costa del Mar Nero e guadagnare ulteriormente in Donbass, se non tentare ancora di attaccare, in un momento successivo, Odessa. Quanto agli ucraini, malgrado alcune conquiste nella zona di Kharkiv, perdono lentamente terreno in Donbass, ma si sentono ancora in grado di resistere e anche di programmare nel medio periodo controffensive. Entrambe le parti sperano di migliorare le loro posizioni con le armi, quindi il campo ci dice che questa è la ricetta di una guerra di lungo periodo". In molti cercano di mediare... "In questa fase non sono ancora possibili negoziati significativi perché i due attori non sono disponibili. Tutto quello a cui stiamo assistendo in diplomazia si chiamano “esercizi di buoni uffici“. Lo fa la Turchia, lo fa l’Italia, ci stanno pensando altri paesi. Utile, non ancora decisivo". Quale può essere il punto di caduta? "Questo è il senso della missione che il presidente Draghi ha fatto a Washington. Nella piena solidarietà dell’Occidente con Kiev va promossa una riflessione tra gli alleati e con gli ucraini per definire quel che si chiama un end game, una prospettiva di ...
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