di Ettore Maria Colombo "La logica secondo cui la massiccia fornitura di armi all’Ucraina sarebbe un mezzo per arrivare alla pace mi sembra quantomeno bizzarra. Questa logica, a quanto mi risulta, è lungi dall’essere condivisa da tutti, anche in Italia". Con una “logica“ da pacifista (peloso più che irenico), l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, entra in corpore vili del dibattito pubblico italiano. Come ormai sanno anche i sassi, in previsione del Consiglio europeo del 22-23 giugno, il premier Draghi affronterà il consueto dibattito parlamentare che lo precede. I regolamenti delle Camere permettono, oltre al dibattito, la discussione e il relativo voto su mozioni di indirizzo sulla missione del premier in sede Ue. I 5stelle, però, contrari all’invio di armi in Ucraina (ne sono stati già autorizzati ben tre, di invii), non vedevano l’ora di misurarsi con gli altri partiti per testimoniare, specie davanti l’opinione pubblica e una guerra ormai “impopolare“, il loro pacifismo. Idem la Lega. È dunque iniziato un lungo e intenso lavorìo diplomatico per evitare incidenti. L’incarico è stato affidato al sottosegretario agli Affari comunitari, Enzo Amendola, fine diplomatico capace a smussare angoli col sorriso. Diverse, fino a ieri, le riunioni, ma finora c’era solo una bozza di testo che, in teoria, sarà scritto solo domani, cioè il giorno prima che Draghi si rechi in Parlamento. La bozza del testo, per chi l’ha letto, è stringata, il più aderente possibile all’ordine del giorno del consiglio Ue (domanda di adesione dell’Ucraina alla Ue per decidere se concederle lo status di candidata, questioni economiche come le sanzioni, crisi alimentare, ipotesi di un nuovo Recovery ecc.), senza alcun riferimento all’invio di armi in Ucraina e tutto sulla via diplomatica. Ieri, però, il patatrac. Le agenzie diffondono un testo che proviene da "ambienti del M5s" (quelli del Senato, i più duri, pur ...
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