Sabato 4 Maggio 2024

Il paese di La Màina torna a galla

Il lago friulano di Sauris svuotato dall’Enel ha fatto riaffiorare l’antico borgo di La Màina. Le altre bellezze nascoste poi riemerse in giro per l’Italia

Lago di Sauris, affiorano le case (Facebook)

Lago di Sauris, affiorano le case (Facebook)

Roma, 29 marzo 2019 - Tra le migliaia di borghi fantasma italiani – isolati, diroccati, mimetizzati nella natura selvaggia – c’è una riconosciuta élite di insediamenti subacquei che di tanto in tanto riemergono e si mostrano: un po’ infangati ma con le fattezze di un tempo. Un evento speciale che da qualche ora si celebra anche tra i gorghi del lago di Sauris, in Friuli. 

L’abbassamento del livello delle acque, motivato dall’Enel con programmati rilievi alla diga inaugurata nel 1948, ha restituito alla comunità locale le cubature dell’antico borgo di La Màina, affiancata da un’altra grande struttura – di spiccato valore storico – che ospitò i prigionieri neozelandesi impiegati per la costruzione dell’impianto tra il 1941 e il 1948.

C’è voluta l’eliminazione di quasi 70 milioni di metri cubi d’acqua per riportare alla luce le rovine: e con le rovine, inclusi mulini e stue, rievocare quel doloroso esodo della popolazione dalla sede originaria della frazione montana, in questo incantevole scorcio d’Italia a quasi mille metri di altitudine, lungo la strada che da Ampezzo porta a Sauris.

I lavori dell’Enel saranno lunghi. Così questa dimenticata gemma lacustre potrà essere ammirata a dovere con l’attenzione che merita un pezzo unico, visto che potrebbero volerci almeno dieci anni, se non venti o trenta, prima di una nuova apparizione di sperduto mistero.

Ogni invaso fa storia a sé. Lo dimostra la cadenza irregolare con cui riemerge dal bacino artificiale di Vagli, in provincia di Lucca, il profilo medievale delle Fabbriche di Careggine. Sono 31 case che ospitavano 146 abitanti prima che nel 1947 la Selt - Valdarno, poi assorbita dall’Enel, sbarrasse la via al torrente Edron realizzando un bacino alto 90 metri. Quel tesoro inghiottito, originariamente il nucleo lavorativo e abitativo di un gruppo di fabbri ferrai bresciani emigrati in Toscana, alimenta suggestioni e visioni.

Dalla sua nascita, il lago di Vagli è stato svuotato sinora solo quattro volte: nel 1958, nel 1974, nel 1983, nel 1994. Solo in queste date le Fabbriche di Careggine sono riemerse in tutta la loro marcata identità.

Un analogo svuotamento, originariamente previsto negli scorsi anni, è stato per ora rinviato. Aspettando che si riaprano le acque, la popolazione di Vagli di Sotto e i turisti si godono il ponte tibetano inaugurato nel 2016.

Anche la letteratura subisce il fascino delle frontiere liquide in quota. Lo scrittore Marco Balzano, Premio Campiello 2015, ha recentemente pubblicato per Einaudi Resto qui, la storia della tenace resistenza popolare al Ventennio fascista nel paese bolzanino di Curon Venosta che, nel primo dopoguerra, sarà poi stravolto dall’imponente diga voluta in nome del progresso: 163 case e 523 ettari di frutteti e vigneti trasformati in abisso acquatico sotto le vette alpine.

Il campanile che sporge dal lago di Resia, eredità di quella storica scelta, lascia intuire quanto paesaggio – quanta vita – si sia persa. L’effetto visivo, secondo Balzano, è quello di "una pittura metafisica". Proprio "come in De Chirico: un elemento improprio calato in un contesto reale". Laghi e rovine. Un fascino sempre speciale. Ma anche un umano senso di colpa.

In Lazio, nella valle del Salto, il bacino omonimo in provincia di Rieti custodisce le sagome di San Pietro, Fiumata, Teglieto, Sant’Ippolito e altre piccole frazioni. Un paradiso riservato ai sub che si avventurano tra quei borghi cancellati (e ricostruiti a monte) ma in fondo mai dimenticati.