"La vera gauche in Francia siamo noi. C’è un popolo di sinistra che si è svegliato e ha detto no a Macron e a Marine Le Pen". Fiera del suo leader Jean-Luc Mélenchon e del partito La France Insoumise in cui milita, Manon Aubry analizza il voto francese al primo turno delle presidenziali. Trentadue anni, eurodeputata dal 2019, copresidente del gruppo ‘Sinistra unitaria europea’, Manon è celebre per il j’accuse dell’anno scorso contro la Commissione europea che nella battaglia contro il Covid si era "piegata ai diktat di Big Pharma". Chi ha votato per Mélenchon? "Il 35% dei giovani, in tutte le principali città. E le fasce popolari delle banlieues e dei territori poveri d’Oltremare, come la Guadalupa e la Martinica. È un elettorato misto che accende le speranze: abbiamo visto arrivare alle urne persone che da tempo avevano perso la voglia di votare. Il 22 per cento ottenuto da Mélenchon è un dato clamoroso, un voto di speranza, la vera sorpresa di queste elezioni". Un voto di speranza che si basa sul malcontento generale… "Proprio così. Milioni di persone sono prive di risorse, di alloggi decenti, di lavori non mortificanti. Viene da qui l’ostilità profonda per la coppia Macron-Le Pen. Ma c’è anche un grande entusiasmo per il programma di Mélenchon. Era partito dall’8% ed è arrivato a ridosso di Marine Le Pen! La sua campagna ha funzionato". È sano per una democrazia che i partiti estremisti ottengano tanti voti? "Sta di fatto che oggi in Francia ci sono 3 blocchi: l’estrema destra della Le Pen, la destra di Macron e la sinistra di Mélenchon. Questa è la realtà". Come voterete al secondo turno? "Consulteremo i militanti per sapere cosa preferiscono". Gli analisti dicono che il 36% non andrà a votare, il 34% si pronuncerà a favore di Macron e ...
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