Mercoledì 24 Aprile 2024

La furia di Mosca Strage di civili in fuga Il duro Kadyrov: "Usiamo l’atomica"

Kharkiv, 26 le vittime di un convoglio bombardato. Tredici i bambini. Continua l’avanzata di Kiev: liberata Lyman, truppe russe in ritirata. Il leader ceceno si scaglia contro i generali: "Siete degli incapaci"

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di Giovanni Panettiere

La frustrazione crescente per i successi della controffensiva ucraina Putin la scarica sulla popolazione in fuga dalla guerra. Ancora una volta. Dopo la strage di Zaporizhzhia, trenta prufughi intrappolati per sempre nelle loro auto dai missili di Mosca, sono ventisei le vittime di un nuovo attacco contro un convoglio di civili, scoperto da Kiev, stavolta nella regione di Kharkiv. Tredici i bambini uccisi.

Troppo poco evidentemente per un sanguinario del calibro di Ramzan Kadyrov. Dopo il ritiro dalle truppe russe dalla città strategica di Lyman, nella regione di Donetsk, il leader ceceno ha invitato Mosca a valutare l’impiego di un’arma nucleare a basso potenziale in Ucraina. "A mio parere dovrebbero essere prese misure più drastiche fino alla dichiarazione della legge marziale nelle zone di confine e fino all’uso di armi nucleari a basso potenziale", ha detto Kadyrov in un messaggio diffuso su Telegram in cui torna a criticare duramente i comandi di Mosca. "Non posso tacere su quanto accaduto a Krasny Liman – scrive –. Non è un peccato che il generale Alexander Lapin, (comandante del distretto militare centrale e responsabile della difesa di Lyman, ndr) sia mediocre. Lo è il fatto che sia coperto ai vertici dai vertici dello Stato maggiore. Se potessi, declasserei Lapin a soldato semplice, lo priverei dei suoi riconoscimenti e, con una mitragliatrice in mano, lo manderei in prima linea". Un redde rationem che dà la misura di come siano ormai cambiati decisamente gli equilibri sul terreno di guerra tra ucraini e russi.

A Lyman le forze di Kiev sono tornate a far sventolare la loro bandiera gialloblù dopo aver accerchiato i cinquemila soldati russi di stanza in città, spingendoli a una clamorosa ritirata. Che neanche Mosca ha più modo di negare. "A causa della minaccia di essere circondate, le truppe alleate si sono ritirate da Krasny Lyman verso posizioni più vantaggiose", ha ammesso il ministero della Difesa russo. Solo poche settimane fa lo stesso dicastero aveva dovuto riconoscere la fuga dei suoi contingenti dalla regione di Kharkiv.

Dove, intanto, si è scoperta una nuova strage di civili, con almeno 26 uccisi tra cui 13 bambini e una donna incinta. Si tratta di un convoglio di sette auto colpito mentre cercava di fuggire dalle zone controllate dai russi nell’est del Paese. Un’altra vendetta firmata da un nemico in rotta che lascia dietro di sé terra bruciata, dopo i bombardamenti e le violenze indiscriminate emersi nelle scorse settimane.

"L’esercito ucraino sta subendo perdite considerevoli ma continua ad avanzare", è la conferma dei comandi russi. La disfatta di Lyman segna un nuovo colpo militare e di immagine. E come per la ritirata da Kharkiv, immediata è scattata la resa dei conti interna. A puntare il dito contro i vertici dell’esercito di Mosca è stato nuovamente Kadyrov che ha evocato il ricorso al nucleare. Una minaccia che incombe sull’Occidente. Ma a cui Washington crede fino a un certo punto. Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha condannato il "tintinnar di sciabole nucleare" del Cremlino prima di spiegare che "in questa fase, non vedo nulla che mi porti a concludere che il presidente russo, Vladimir Putin, abbia preso la decisione di ricorrere all’atomica in Ucraina". Speriamo, né lì, né altrove.