Mercoledì 24 Aprile 2024

La Forgia è in sedazione profonda La moglie accusa: Paese ipocrita

L’ex presidente della Regione Emilia Romagna è malato di tumore, due giorni fa ha firmato il consenso informato

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di Luca Orsi

Era malato da più di un anno. Tumore ai polmoni. Senza possibilità di cura. E giornate scandite da dolori ormai continui, profondi, non più tollerabili. Neppure da un combattente come lui. Antonio La Forgia – 78 anni, già presidente della Regione Emilia-Romagna, due volte deputato: prima dell’Ulivo, poi del Pd – ieri notte ha cominciato un percorso palliativo di sedazione profonda. Una sostanziale interruzione della terapia. Con morfina ogni quattro ore. Prima, il colloquio con i medici, insieme con la moglie. Il saluto, per l’ultima volta, agli amici più cari e ai parenti. Poi la firma del consenso informato. Una scelta lucida e consapevole. A dare la notizia agli amici, in un post su Facebook, Mariachiara Risoldi, moglie di La Forgia da quindici anni. Che, con amarezza, risolleva la polemica sulla mancanza di una legge sull’eutanasia nel nostro Paese. "Antonio – scrive – ha iniziato un viaggio di sola andata, con serenità, con la sua grande famiglia allargata attorno". La sedazione profonda porta all’annullamento della coscienza. "Per la legge – commenta la Risoldi – il suo corpo è costretto a essere ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo in un paese veramente ipocrita".

È un j’accuse a un sistema che concede la Dat – la disposizione anticipata di trattamento, il cosiddetto testamento biologico – fino a consentire l’annullamento totale della coscienza, con uno stato simile al coma, ma non accetta l’eutanasia.

Il tema è delicatissimo. E attualissimo. Casi come quello di La Forgia sono sempre più frequenti. Al punto da spingere alcuni comitati a presentare un quesito referendario – sostenuto da più di un milione di firme – proprio sulla cosiddetta "eutanasia legale". Quesito giudicato però inammissibile dalla Corte costituzionale. Che ha così passato la palla al Parlamento. La Forgia, ormai da tempo fuori dall’agone politico, è stato presidente della Regione Emilia-Romagna dal 1996 al 1999. Forlivese, classe 1944, aderisce al Pci e a 26 anni viene eletto in consiglio comunale a Bologna. Voce critica della sinistra, spesso addirittura controcorrente, dal 1991 al 1993 La Forgia è il segretario della federazione bolognese del Pds. Di un partito in cui spesso si troverà a guidare la maggioranza, diventerà poi segretario regionale.

Nel 1996 la presidenza della Regione, da cui si dimette tre anni dopo, avendo aderito al progetto prodiano de I Democratici. Quindi la stagione della Margherita e infine l’approdo nel Pd – di cui è tra gli esponenti di punta dell’area prodiana-ulivista – e i due mandati alla Camera, dal 2006 al 2013. In tempi recenti, nel 2017, La Forgia sceglie di appoggiare Matteo Renzi segretario del Pd. E, nel 2021, si schiera con la (allora) renziana Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena, scesa in campo alle primarie del centrosinistra per candidarsi, senza successo, a sindaco di Bologna.