Venerdì 26 Aprile 2024

La Ceramica chiede aiuto "La febbre del gas ci divora"

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di Gianpaolo Annese

SASSUOLO (Modena)

Puntare sui giacimenti di gas nazionale, assicurare l’accesso agli ammortizzatori sociali, sostenere l’acquisto di macchinari e impianti per agevolare la transizione alla produzione verde. Con una voce sola, Confindustria ceramica e sindacati chiedono al governo un incontro urgente e misure per abbassare la febbre dei costi energetici. In una lettera indirizzata all’esecutivo – sottoscritta dal presidente Giovanni Savorani e dai segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil – vengono proposte 7 mosse per mettere in scacco il rincaro del gas e delle materie prime. "Sono fenomeni – scrivono – che possono determinare il crollo di marginalità importanti in settori energivori, come quello ceramico", una delle colonne portanti del sistema manifatturiero italiano, costituito da oltre 300 imprese e un fatturato di circa 6,5 miliardi di euro. A questo si aggiunga l’andamento delle quote di CO2 (che le aziende pagano per compensare le emissioni), salite in breve oltre gli 80 euro per tonnellata. "Il decreto Sostegni del 27 gennaio è stato assolutamente insufficiente – riflette Giorgio Romani (Confindustria ceramica) –. Qualcosa è stato fatto sulla energia elettrica, ma l’argomento gas non è stato neanche toccato. Abbiamo suggerito di aumentare di 3-4 miliardi di metri cubi l’estrazione del gas nazionale, arrivando a 6-8 miliardi di metri cubi totali". Considerazione amara sull’impennata delle quote per le emissioni di CO2, gli Ets: "La ceramica ha investito negli ultimi cinque anni 2,5 miliardi in tecnologie ecosostenibili, industria 4.0, forni green. Non c’è un grammo di polvere, un litro d’acqua, una singola caloria, che non vengano recuperate nelle nostre imprese: più di così non possiamo ridurre e siamo costretti a pagare quote altissime". Il comparto, prosegue Romani, "è favorevole alla transizione ecologica, ma con i tempi giusti. Quando sarà possibile produrre idrogeno in maniera sostenibile saremo i primi a farlo, ma se oggi dobbiamo spendere 5-6 volte tanto rispetto ai costi esosi che già sopportiamo, la strada non è percorribile". Tra gli interventi proposti al governo, correttivi che limitino le spinte speculative al rialzo delle quotazioni dei permessi di emissione e il rafforzamento degli strumenti di supporto alla riqualificazione energetica del parco immobiliare. "Le politiche industriali – avverte Nora Garofalo, segretaria Femca Cisl – devono essere coerenti con quelle energetiche, devono guardare al futuro, sia in chiave ambientale che industriale. Ad oggi manca una seria programmazione".