Mercoledì 24 Aprile 2024

La carica dei vice Ai 5 Stelle più posti del Pd Calenda: ci hanno escluso

Camera e Senato: il centrodestra si accorda su Mulè, Gasparri, Centinaio, Rampelli. Il Terzo polo non vota per protesta. Conte batte Letta: 7 incarichi contro 5

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di Giovanni Rossi

Nomi e cognomi degli eletti: Maurizio Gasparri (FI), Gian Marco Centinaio (Lega), Anna Rossomando (Pd), Mariolina Castellone (M5S) sono vicepresidenti del Senato; Fabio Rampelli (FdI), Giorgio Mulè (FI), Anna Ascani (Pd) e Sergio Costa (M5S) sono i numero due della Camera. La prima assegnazione di poltrone dopo l’insediamento apicale di Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana presenta inattese variazioni rispetto al consueto e generalizzato percorso rivendicativo. Il centrodestra vincitore – che per la formazione del governo si lacera su tutto – raggiunge un rapido accordo spartitorio all’interno della coalizione. L’opposizione ammaccata e divisa trova invece il modo di farsi ancora più male, prima litigando sulla distribuzione delle residue posizioni e poi convergendo su un accordo a due Pd-M5S.

Il patto tiene nelle votazioni per i vice ma non in quelle dei segretari, con i dem Daniele Manca e Stefano Vaccari (voluti da Enrico Letta) esclusi rispettivamente per un voto e per due voti a causa di furbate grilline con il centrodestra. Il Terzo polo Azione-Italia Viva, escluso da ogni scranno, prima sbraita e poi ottiene almeno l’impegno di La Russa e della capigruppo a reintrodurre la norma che prevede la rappresentanza di tutti i gruppi nell’ufficio di presidenza del Senato. Una norma che esiste già alla Camera e che ora sarà fatta valere.

L’elezione di quattro vicepresidenti, tre questori e di otto segretari in ciascun ramo del parlamento – con proporzionate indennità – è uno spettacolo di ambizione in purezza oltre che un adempimento necessario al funzionamento dell’Aula: più che un atto tecnico non rinviabile, un assalto multiplo a ruoli pregiati controllato a fatica dalle segreterie. Ecco i premiati. Questori del Senato sono Gaetano Nastri (FdI), Antonio De Poli (Civici d’Italia-Noi moderati-Maie), Marco Meloni (Pd); segretari Antonio Iannone, Marco Silvestroni e Gianpietro Maffoni (FdI), Erika Stefani e Andrea Paganella (Lega), Pietro Lorefice e Marco Croatti (M5S), Valeria Valente (Pd). Questori della Camera sono Paolo Trancassini (FdI), Alessandro Benvenuto (Lega) e Filippo Scerra (M5S); segretari Fabrizio Cecchetti (Lega), Chiara Colosimo, Giovanni Donzelli e Riccardo Zucconi (FdI), Anna Patriarca (FI), Chiara Braga (Pd), Gilda Sportiello e Roberto Traversi (M5S).

Il Terzo polo non partecipa al voto né al Senato né alla Camera "perché M5S e Pd hanno fatto un accordo per votarsi i loro candidati". Nulla di vietato – né di particolarmente strano – ma Carlo Calenda, leader di Azione, denuncia il tagliafuori con parole mirate e allarmate: "Non è particolarmente rilevante il non avere una vicepresidenza, ma che non sia rappresentata un’opposizione che alle elezioni ha preso quasi l’8% ed è in continua crescita". Evidentemente, è la disamina, "il Pd ha scelto da che parte stare e di ricostruire l’alleanza con il M5S". E Matteo Renzi, socio politico di Calenda, preannuncia di voler portare il tema della corretta rappresentanza di tutti i gruppi all’attenzione del Capo dello Stato.

I due leader vengono dati ai ferri corti dopo il cortocircuito in questo giro di nomine in cui l’ex premier sembrava voler trattare con il Pd, mentre Calenda era fermamente contrario. Ma al di là di talune posizioni divergenti e di caratterialità marcate, fino ad oggi la collaborazione è stata leale e "senza sbavature", spengono i fuochi le fonti interne. Matteo Richetti, presidente di Azione, alza il tiro e chiede al Parlamento una compensazione immediata, di alto valore strategico: la presidenza del Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) da sempre assegnata all’opposizione, oppure la guida della Commissione di Vigilanza Rai, altro posto ambitissimo. Prede giudicate troppo esose. "Non sono Pd e M5S ad aver fatto fuori il Terzo polo ma gli elettori", è la sintesi firmata al Nazareno.