Giovedì 25 Aprile 2024

L’uomo che non sbarcò sulla luna Il triste destino degli eterni secondi

L’astronauta è morto a 90 anni: era il pilota e rimase in orbita ad aspettare il ritorno di Armstrong e Aldrin

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di Roberto

Giardina

Per alcuni il destino è beffardo, li sfiora, potrebbero entrare nella storia, o diventare milionari, invece comprano il biglietto della lotteria appena un numero avanti o uno dopo dopo quello che vince il primo premio. O si trovano a un passo di distanza, o hanno un minuto di ritardo per partecipare a un grande evento, e vengono dimenticati. Ieri è morto a novant’anni Mike Collins, chi si ricorda di lui? È l’uomo che non sbarcò sulla Luna. Nel luglio del ’69 pilotò la navicella dell’Apollo 11 che giunse sul pianeta, ma il primo a porre piede sulla superficie fu Neil Armstrong.

Da allora tutti i bambini a scuola studieranno e impareranno il suo nome. E anche quello di Buzz Aldrin, che fu il secondo. Mike Collins no: rimase a bordo, in orbita, a osservare la passeggiata dei due fortunati compagni di viaggio. Non è il solo. Perdere non importa, o arrivare secondo con distacco, ma non si dimentica la finale di Coppa dei Campioni che perdi all’ultimo minuto dei supplementari. Baggio avrà sempre il rimorso del rigore fatale sbagliato ai Mondiali contro il Brasile.

Fausta Cialente e Giovanni Arpino giunsero entrambi secondi con 95 voti al Premio Strega nel 1961, battuti per una scheda dall’outsider Raffaele la Capria, vincitore per "Ferito a morte". Una vittoria comunque meritata. Una foto storica immortala i due atleti neri che alzano il pugno al cielo per protesta sul podio dei 200 metri, il 16 ottobre del ’68, alle Olimpiadi di Cittá del Messico: erano Tommie Smith, medaglia d’oro, e Juan Carlos, giunto terzo, ma chi è il bianco silenzioso giunto secondo? Era l’australiano Peter Naumann, dimenticato, anche se passò dei guai per aver condiviso la protesta dei due atleti americani. La gloria è solo per Tommie e Juan. Stuart Stutcliff, suonò con i Beatles a 20 anni nell’estate del ’60, ma morì due anni dopo, era il quinto nella banda, ma la fama giunse per gli altri quattro.

Paragoni che certo non consolarono Mike Collins nella sua lunga vita. Una targa in Via Tevere a Roma è stata posta sulla facciata della casa dove nacque nel 1930. Suo padre era attaché militare all’ambasciata. Un omaggio che non basta all’uomo che vide la Luna da pochi chilometri e non vi mise mai piede. Mike si arruolò nell’Air Force, fu addestrato per compiere voli con la bomba atomica a bordo, ma l’età gli evitò di partecipare alla guerra di Corea. Nel 1962, i primi lanci della Nasa lo affascinarono e decise di diventare astronauta.

Era bravo e fu scelto perché era alto un metro e 80, l’altezza massima per entrare in una capsula, come Neil e come Buzz. Un pollice in più, 2,3 centimetri, lo avrebbero escluso, e non avrebbe avuto rimpianti. Ma far parte dei candidati alla conquista della Luna, gli evitò il Vietnam. Mike Collins negli annali sarà ricordato per aver volato trenta volte intorno al pianeta, uno dei 24 astronauti che volarono fino alla Luna. Una nota nella storia, quelle che possono mettere in difficoltà un candidato a un quiz televisivo. Per la storia non basta.