di Giovanni Rossi
Oggi Liberazione, domani rivoluzione. Tra 24 ore un bel pezzo d’Italia torna gialla. Addio restrizioni crudeli. Quelle che resteranno, al confronto, sembreranno scocciature: un piccolo tributo alla mobilità in arrivo, potenziata, se non del tutto ritrovata, almeno fino all’ora del coprifuoco. Squadre di fabbri, carpentieri e montatori modellano le ultime pedane, rifiniscono i dehors, preparano i palchetti per la cerimonia del giorno: in simultanea, domattina, prima i bar e poi i ristoranti riapriranno i servizi all’aperto per la clientela ai tavoli. E sarà una celebrazione vera. Dalle connotazioni antropologiche prima che gastronomiche. Un sogno: cappuccino in tazza di ceramica, oppure aperitivo rinforzato. Ancora: pranzo regolamentare, oppure cena veloce (perché alle 22 bisogna essere a casa) però con bollicine. Cin cin. Dopo mesi di cupezza pandemica, caffè sviliti dalla plastica e asporto compulsivo di pizze, la normalità riaffiora pur tra mille cautele. Ma l’affaccio su un altro mondo è già davanti agli occhi. A partire dalla scuola con classi in crescente presenza (minimo 70% in zona gialla o arancione): un dato che migliora la vita di ragazzi e genitori.
Improvvisamente la domanda "Domani che faccio?" non è più fantasia da prigionieri virali: diventa quiz a risposte multiple. La "scommessa calcolata" del governo spalanca itinerari personalizzati, ritorno alla convivialità, shopping continuo (con l’unica esclusione dei centri commerciali nei weekend), sconfinamenti territoriali in regioni – ora gialle – prima irraggiungibili se non muniti di certificato e valide ragioni (salvo che per i possessori di seconde case). Sì, è una liberazione anche questa, che, potenziata dall’aria di primavera, rischia forse di produrre un eccesso di euforia o di movida. Come dimostrano le immagini di questo week-end. Un ripasso volante di quanto ci aspetta magari non guasta.
Primo errore da evitare, domattina, sarà presentarsi al bar e pretendere caffè e cornetto al banco. Non si può. Lo precisa la circolare del ministero dell’Interno. Il nuovo protocollo consente le consumazioni solo ai tavoli all’aperto (opportunamente distanziati e per un massimo di 4 coperti). Imprescindibili la mascherina calata solo da seduti e le mani disinfettate. Altra raccomandazione – seppur fuori protocollo – è di occupare i tavoli solo per il tempo delle consumazioni senza dilungarsi. Un piccolo sacrificio solidale perché in questi primi giorni la pressione per sedersi sarà altissima, e bar e ristoranti – autentico servizio pubblico – vorrebbero lavorare a pieno ritmo, non generare assembramenti di clientela in attesa. Chi non possiede spazi all’aperto dovrà invece proseguire l’attività con asporto o consegna. Bave di rabbia anche per la cena con orari quasi nordici. Chiudere il servizio prima delle 22 fa storcere il naso a molti. Però è un sacrificio (temporaneo) digeribile, tra l’altro utile a non appesantire il giropancia con bisbocce a tarda ora dopo mesi di mobilità condizionata. Meglio rimettersi in forma. Non ci sono più scuse. Tutti gli sport di contatto e non, individuali e di squadra, da domani saranno praticabili a livello amatoriale purché all’aperto. Calcetto, basket, volley e beach volley preparano circoli e campi a una sicura invasione con l’unica variabile dei capricci meteo.
Anche una visita ai musei, una serata al cinema, a teatro o in un live-club (riaperti da domani con capienze limitate al 50% e massimo di 1.000 spettatori alla’aperto e 500 al chiuso) potrebbe essere un’esperienza da rifare subito. Un nostalgico viaggio nel passato, una finestra augurale sul futuro. La scelta della poltroncina e del grande schermo per rivivere il mondo di prima e immaginare l’happy end della pandemia. Quando sarà? I primi a chiederselo sono gli italiani della Valle d’Aosta e delle regioni del Sud ancora arancioni, oppure rosso fuoco come la Sardegna. L’Italia gialla lampeggia segnali di normalità alle porte. Nulla di più rivoluzionario.A patto di usare la testa.