Venerdì 26 Aprile 2024

L’illusione di una vita "normale"

Michele

Brambilla

Solo la nostra generazione, nutrita del mito irreale di un Progresso che risolve ogni problema, s’è illusa di poter trascorrere una vita intera come un percorso netto: senza malattie, dolori, sofferenze. Restava la morte, quella ineliminabile d’accordo, ma rimuovibile, com’è stata rimossa dal nostro tempo, sparita com’è sparita dal nostro orizzonte e dai nostri discorsi, perfino sulle pagine dei giornali dove nessuno muore mai, ma scompare, ci lascia, da l’addio, se ne va.

Oggi comincia anche in Italia la vaccinazione ed è ovvio sperare che presto saremo tutti immuni, e che il Covid se ne andrà per sempre. E allora potremo anche dire che saremo tornati alla normalità. Ma pensiamo che "normalità" voglia dire assenza di problemi? Non voglio fare il menagramo, al contrario. Voglio solo evidenziare quanto sia assurdo ("Anormale"! Lo insegna la storia appunto) ipotizzare anni, mesi ed ore senza qualcosa di simile a quanto abbiamo vissuto nel 2020. L’anno che verrà diventerà a un certo punto libero dal Covid: ma ciascun anno porta le sue pene. L’importante sarà cogliere comunque la bellezza del vivere, che c’è, c’è nelle cose belle che ci sono date da vivere. Voglio perfino dire, ed è un paradosso, che si può star bene anche quando si sta male, ma si è vivi: magari non "normali", ma vivi, vivi dentro.

Roberto Benigni vinse l’Oscar con un film ambientato in un lager nazista che s’intitolava "La vita è bella". Fu un titolo geniale che non tutti capirono. "La vita è bella nonostante", si chiamava poi un libro di molti anni fa. È bella anche se non è un percorso netto, anche se ha i suoi problemi, le sue fatiche, i suoi virus. È bella soprattutto nelle cose che sentiamo nel cuore, e nella speranza, è bella perfino nel sapere che non sappiamo, nell’incertezza sul futuro, nel desiderio, nella "non normalità". Perché poi: le cose più belle che abbiamo vissuto, erano forse "normali"?